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lunedì 22 gennaio 2018

Grand Guignòl de Milan: F.E. ultimo atto

Forse è solo una mia impressione, ma ho notato che, nei giorni precedenti a uno spettacolo del Grand Guignòl de Milan, le visite al mio blog aumentano di un poco, e gli articoli più visitati sono quelli che parlano proprio del Grand Guignòl.
Forse la fama del Convivio d'Arte si è sparsa, e qualche nuovo spettatore vuole farsi un'idea di quello che sta andando a vedere.
Non sono sicuro che questo si traduca in un effettivo aumento delle presenze in teatro, né ho la presunzione di affermare che, se davvero succede, sia tutto merito mio, ma penso di avere la responsabilità di rendere nella maniera più accurata possibile quello che succede sopra e attorno al palco.
Essendo questa una replica, mi aspettavo che non ci fosse troppo da dire, solo una nuova sede per un vecchio copione, ma il Grand Guignòl tiene sempre in serbo qualche orribile sorpresa per il suo orribile pubblico.
I quattro racconti messi in scena sono gli stessi dell'edizione di Londra, viene tuttavia abbandonata, oltre all'Inglese volutamente pessimo, la storia di cornice, che vedeva un fraticello subire, all'inferno, ogni genere di tormenti, sostituita da una serie di siparietti che collegano le storie tra loro, in cui dei servi di scena curvi e deformi subiscono ogni sorta di ingiurie dal presentatore.
É possibile che il pubblico italiano, specie dopo il passaggio da Roma, sia troppo moralista per sopportare le ingiurie a un povero fraticello. Non ha invece alcun problema nell'imporre un ben più umiliante trattamento a un paio di sciocchi e inutili servi, al contrario della barbara Londra, anti-papista per lunga tradizione, dove uno Statuto dei Lavoratori (Statute of Labourers) esisteva già fin dal quattordicesimo secolo.
Il frate fa comunque una breve comparsa nella storia della Vedova del Sempione, di cui resta vittima, anche se, privato del suo ruolo più ampio, sembra un po' fuori contesto, ma é l'unico lato negativo, a mio parere, di uno spettacolo altrimenti ben riuscito come al solito.
Spicca invece per la sua apparente assenza Miki Barbieri Torriani, ma la rivedremo nel numero di chiusura, in cui ripropone il ruolo della bambola meccanica che avevamo già visto a Londra, ma in una versione perfezionata che potrebbe essere la sua migliore interpretazione di sempre.
Continuate a leggere.

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