ATTENZIONE!
QUESTO ARTICOLO
CONTIENE IMMAGINIE TRATTA ARGOMENTI NON ADATTI AI BABBANIIn ottemperanza alla direttiva 509 del
Ministero della Magia dell'Insubria
Dipartimento per la Protezione dei Babbani
L'anno scorso, il PotterRaduno sembrava alla ricerca della sua perduta identità, per non parlare del proprio spazio, confinato com'era in un angolo angusto di fronte all'area ristoro.
Quest'anno sembra aver trovato, se non un suo spazio preciso, per lo meno una collocazione, seppure una che ha ancora un forte senso di provvisorietà.
Per certi versi è appropriato che il mondo dei maghi appaia fluttuante e separato rispetto al resto, e forse questo non-luogo all'interno della fiera riprende la clandestinità in cui, nei libri, i maghi vivono.
Sotto il tendone da circo che ospita il Raduno c'è tutto: dal campo di quidditch al negozio di bacchette magiche, dall'aula di erbologia al laboratorio di pozioni, e persino un'area conferenze moderatamente appartata, che riesce a creare, nonostante le povertà della struttura, quasi un luogo intimo in cui rifugiarsi.
Non mancano neppure la taverna dei maghi, e un piccolo negozio di dolciumi che vende cioccorane, ogni scatola completa con la figurina dello stregone famoso, esattamente come descritto nel primo libro.
Non manchiamo neppure di incontrare le presenze storiche che ci eravamo abituati a vedere in tutti gli eventi dedicati al piccolo mago creato da J.K. Rowling, tra questi le Tre Befane, Sectumsempra e Caput Draconis, senza dimenticare Andrea Wise e il suo Draghile.
rimane tuttavia quel senso di instabilità, che ci fa pensare di essere più nei caotici sobborghi di Diagon Alley, o persi nei dintorni di Hogsmeade a due passi dalla Foresta Proibita, che tra le solide mura di Hogwarts.
Proprio Andrea Wise ci ricorda che, anche nel mondo dei Maghi, non sempre va tutto bene.
La nostra allevatrice di draghi infatti, in questa edizione come in quella passata rinuncia, per motivi di spazio e per difficoltà tecniche, a portare il suo stand e i suoi voluminosi "cuccioli" sputa fuoco, ma a differenza della passata edizione si ritaglia una posizione tra il laboratorio di alchimia e la serra delle erbe magiche, in cui spiega, con il suo solito rigore scientifico da consumata divulgatrice, l'ecologia delle creature fantastiche (e di alcune più mondane, scopriamo ad esempio la difficile convivenza tra cervi e unicorni).
All'entrata tuttavia, ci imbattiamo in un enorme uovo di drago, molto più grande di quelli che abbiamo visto nel Draghile, e la stessa Andrea Wise ci conferma che non è uno dei suoi.
Neppure lei tuttavia è in grado di determinarne la provenienza, né di spiegarne le eccezionali dimensioni. Arriviamo a concludere che si tratta di un esemplare di una razza selvatica sconosciuta, probabilmente un Grande Wyrm le cui dimensioni sono, ovviamente molto superiori a quelle di un drago comune.
Un simile esemplare non dovrebbe trovarsi lì, e non può esserci arrivato se non di contrabbando.
Questo sito non può far altro che deplorare tali pratiche di bracconaggio, che hanno portato non solo i draghi, ma anche le altre specie incantate così vicine all'estinzione.
Continuate a leggere.