Nuovo capitolo della saga di Predator, iniziata nel 1987 con il leggendario primo capitolo che vedeva Arnold Schwarzenegger affrontare uno Yautja, uno spietato cacciatore alieno che considera gli umani una preda particolarmente ambita.
Questo nuovo capitolo ha una trama piuttosto basilare: è la storia di una caccia, di sopravvivenza, di una vendetta.
Tuttavia ha un particolare inedito rispetto a tutti gli altri film della saga: se fino ad ora gli Yautja sono stati solo i "nemici alieni" che gli eroi (umani)dovevano affrontare e sconfiggere, questo film ribalta il punto di vista, facendo di un giovane Yautja esiliato dal suo clan il protagonista. Non c'è un solo umano in tutto il film, solo alieni e sintetici: è la quintessenza della fantascienza, il ribaltamento definitivo del punto di vista.
per il resto, è esattamente quello che ci si aspetta: il protagonista, un reietto esiliato dal suo clan, deve sopravvivere, trovare nuovi alleati, vendicarsi.
Questa tensione tra la premessa aliena e la semplicità della trama è la base di tutto il film: credevamo di conoscere gli Yautja, ma alla fine del film non possiamo più guardarli con gli stessi occhi con cui li vedevamo all'inizio.
venerdì 7 novembre 2025
martedì 4 novembre 2025
Celtic Roses: Vilia
Facciamo per l'ultima volta un enorme passo indietro, per concludere e completare la serie di articoli dedicati al Claddagh Fest.
Parliamo dell'evento principale della Terza giornata, che è stato anche il gran finale dell'intero Festival: lo spettacolo delle Celtic Roses, le quali sembrano danzare quasi in simbiosi con il Claddagh Fest, e non c'è da stupirsi, dopo tutto è stato proprio il Claddagh Fest che ha visto la loro Rosa sbocciare la prima volta accanto al Fuoco di Ameno.
Dopo aver portato lo Spirito dell'Irlanda sul palco l'anno scorso con Celtic Tales by the Fire, quest'anno alzano ancora di più l'asticella, con un'ambiziosa coreografia che contamina la Danza Irlandese con altri generi, pur restando fedele alla fonte originale dei miti e leggende dell'Isola di Smeraldo e del mondo Celtico in generale. Il titolo di questa coreografia è Vilia. Quando la musica parte, è come se qualcuno avesse evocato sul palco i Tuatha de Danann... di nuovo.
Credo che Vilia sia il più bello spettacolo di Danza Irlandese che io abbia mai visto dopo Riverdance.
Certo, Vilia e Riverdance non sono comparabili, inoltre devo ammettere che potrei essere di parte: anzi, potrei quasi affermare di essermi innamorato dello spettacolo.
Non delle ballerine, di quelle ero innamorato già prima, io e la maggior parte del pubblico che ha assistito alla loro esibizione. Persino io devo fare uno sforzo considerevole per trovare le parole adatte a rendere questa splendida celebrazione della Vita e del Movimento, ma già nelle poche immagini che fanno da contorno a questo umile articolo potete almeno intravedere la potenza mitologica che Vilia porta sul palco.
Credo che nessuno di quelli che si trovava lì quella sera, il pubblico, i tecnici, le ballerine stesse, sia riuscito a trattenere l'entusiasmo di fronte alla magia che questa danza ha liberato.
Parliamo dell'evento principale della Terza giornata, che è stato anche il gran finale dell'intero Festival: lo spettacolo delle Celtic Roses, le quali sembrano danzare quasi in simbiosi con il Claddagh Fest, e non c'è da stupirsi, dopo tutto è stato proprio il Claddagh Fest che ha visto la loro Rosa sbocciare la prima volta accanto al Fuoco di Ameno.
Dopo aver portato lo Spirito dell'Irlanda sul palco l'anno scorso con Celtic Tales by the Fire, quest'anno alzano ancora di più l'asticella, con un'ambiziosa coreografia che contamina la Danza Irlandese con altri generi, pur restando fedele alla fonte originale dei miti e leggende dell'Isola di Smeraldo e del mondo Celtico in generale. Il titolo di questa coreografia è Vilia. Quando la musica parte, è come se qualcuno avesse evocato sul palco i Tuatha de Danann... di nuovo.
Credo che Vilia sia il più bello spettacolo di Danza Irlandese che io abbia mai visto dopo Riverdance.
Certo, Vilia e Riverdance non sono comparabili, inoltre devo ammettere che potrei essere di parte: anzi, potrei quasi affermare di essermi innamorato dello spettacolo.
Non delle ballerine, di quelle ero innamorato già prima, io e la maggior parte del pubblico che ha assistito alla loro esibizione. Persino io devo fare uno sforzo considerevole per trovare le parole adatte a rendere questa splendida celebrazione della Vita e del Movimento, ma già nelle poche immagini che fanno da contorno a questo umile articolo potete almeno intravedere la potenza mitologica che Vilia porta sul palco.
Credo che nessuno di quelli che si trovava lì quella sera, il pubblico, i tecnici, le ballerine stesse, sia riuscito a trattenere l'entusiasmo di fronte alla magia che questa danza ha liberato.
Entusiasmo anzi potrebbe essere la parola giusta, in senso etimologico: ἐνθουσιασμός, ovvero "lasciar entrare un dio".
Di fronte a Vilia si ha l'impressione di assistere a un rito antico, di cui il mondo moderno ha perso la memoria... ma che ora ricorda, come un lampo improvviso.
Iscriviti a:
Commenti (Atom)



.jpg)