mercoledì 29 luglio 2020

Valhalla Pub Steakhouse


Oltre il Fiume Thund vi é una grande sala con cinquecentoquaranta porte. I muri sono fatti di lance, il tetto di scudi d'oro.
Solo i guerrieri più valorosi possono entrarvi e godere delle scene di guerra raffigurate all'interno, bevendo birra e idromele, seduti su panche ricoperte di armature

Con queste parole, il poeta islandese Snorri Sterlusson descrive il Valhalla, il paradiso degli eroi nordici nella sua Edda, una delle quattro opere su cui si fonda più o meno tutta la nostra conoscenza della Mitologia Nordica.
Beh, non sono proprio sicuro che Snorri intendesse questo, ma anch'io ho attraversato un fiume, no, non il Thund, il più modesto ma non meno importante Ticino, e sono giunto fino ai cancelli del Valhalla.
più o meno...
Il Valhalla di Borgo Ticino è un pub/steakhouse, un locale gamer-friendly che segue la stessa formula del Wipe Out di Senago, che i miei lettori saronnesi già conoscono (in realtà ho scoperto che il Valhalla é già frequentato da alcuni miei amici dell'area del Ticino).
Il Tetto non è proprio d'oro ma la birra è buona, il cibo anche e non credo che un vichingo dei tempi andati si troverebbe troppo a disagio, anche se di Valchirie non ne ho viste, cioè, le ragazze che servivano ai tavoli erano belle e simpatiche, ma non so che aspetto avrebbero in armatura.
Il locale apre dalle 18:00 alla una nei giorni feriali, mentre nel week end segue un orario diverso: il sabato chiude un'ora più tardi, mentre la domenica resta aperto da mezzogiorno a mezzanotte meno un quarto.
A causa delle misure anti-CoViD, il menù non vi sarà consegnato al tavolo, ma potete consultarlo sulla pagina Facebook del locale.
Un pranzo e una cena al Valhalla, parlando di Giochi di Ruolo di fronte a una Guinness, sono stati, almeno fino al momento in cui scrivo, la parte migliore della mia vacanza quest'anno (sarò a Viganò il prossimo week end).
Nell'attesa che esista una guida Michelin dei locali Nerd, continuate a leggere.

martedì 28 luglio 2020

Golasecca (Le Origini Segrete dell'Insubria)

Cari lettori, ben ritrovati dopo una lunga pausa. Come molti di voi, quest'anno ho dovuto rinunciare, non senza grande dispiacere, alle vacanze all'estero. 
La Gran Bretagna e l'Irlanda erano diventate quasi una seconda casa per me, ma la Brexit prima e l'emergenza sanitaria poi hanno messo ogni cosa in dubbio, e questa volta neppure io sono in grado di prevedere, o anche solo di immaginare come andrà a finire.
Non potendomi allontanare troppo, ho deciso di trasformare un limite in un'opportunità, visitando un altro luogo legato, come l'Irlanda, a un passato misterioso, ma molto più prossimo per quanto riguarda la geografia: Sesto Calende, Golasecca e Borgo Ticino, il nucleo della Cultura preistorica di Golasecca.
Questa Cultura risale all'Età del Bronzo, e si estende per tutto il territorio storico dell'Insubria, cioè dalle Alpi al Po e dal(la) Sesia all'Adda, e forse un po' più oltre, fino al Serio. 
Su questo breve tratto del Ticino tuttavia, si trovavano i loro insediamenti più importanti, quella che potremmo definire la loro capitale (ammesso che ne avessero una): il villaggio di Golasecca, oggi modesto paese di montagna, un tempo crocevia delle rotte commerciali tra il Nord-Europa e il Mediterraneo. 
Ambra dal Mar Baltico, stagno dalla Cornovaglia, vini dalla Grecia e legno pregiato dal Libano passavano tutti di qui: il Ticino é stato il nostro Nilo quando gli Egizi stavano ancora prendendo le misure per le Piramidi.
A differenza del Deserto tuttavia, qui non c'era abbastanza spazio per costruire piramidi, sebbene alcune tombe del tardo periodo Golasecchiano dovessero essere parecchio maestose: tra quelle che conosciamo ci sono la Tomba del Tripode, la Tomba del Guerriero e la Tomba della Principessa.
Del periodo più antico invece restano soprattutto le urne cinerarie, rinvenute nelle necropoli tra Golasecca e Sesto Calende, decorate con il motivo a "dente di lupo" che è il tipico elemento distintivo di questa cultura. 
Alcune di queste urne sono esposte al Museo Civico Archeologico di Sesto Calende, assieme a resti di gioielli e altri oggetti di uso quotidiano.
Tuttavia, l'esposizione mi è sembrata confusa e poco esauriente; sono riuscito a capirci qualcosa più grazie alla mia conoscenza pregressa dell'argomento che a quello che ho visto nelle bacheche.
Non sono invece riuscito a visitare la principale esposizione nella stessa Golasecca, che ha chiuso poco tempo dopo la sua inaugurazione a causa dell'emergenza sanitaria.
In pratica, non ho visto molto di più della Cultura di Golasecca di quello che avrei potuto trovare su Internet... qualcosa però l'ho trovato lo stesso. 
Continuate a leggere.