Penso che per creare una tradizione occorrano almeno tre generazioni: la prima generazione la inventa (i Fondatori) la seconda la codifica (i Legislatori) e dalla terza in poi diventa una tradizione consolidata (gli Eredi).
Occorre però tenere presente che nessuna tradizione esiste nel Vuoto: i Fondatori sono a loro volta gli eredi di qualcun altro. Ad esempio: George Washington, Thomas Jefferson, Benjamin Franklin, John Hancock e altri sono chiamati i "Padri Fondatori" dell'America, perché hanno scritto la Costituzione Americana, ma non ci sarebbe mai stata la Costituzione americana senza i filosofi inglesi come John Locke e William Penn, né ci sarebbe stato John Locke senza la Rivoluzione Inglese e la Guerra dei Tre Regni (e qui mi fermo, per non scomodare la Magna Charta).
Senza la Rivoluzione Americana non ci sarebbero state neanche la Rivoluzione Francese e le Guerre Napoleoniche, e di conseguenza non ci sarebbe stato neppure il Romanticismo e gli autori inglesi del periodo della Reggenza (Mary Shelley, Lord Byron -cough, cough- Jane Austen) né del successivo periodo Vittoriano (Sir Arthur Conan Doyle, Robert Louis Stevenson, ma a questo punto è il caso di fare un salto anche oltreoceano, e ricordare Edgar Allan Poe, Louisa May Alcott, Robert W. Chambers e Margaret Mitchell).
I Classici della Letteratura sarebbero poi diventati classici del Cinema, e in seguito sarebbe arrivata l'Animazione (ricordate quello che ho scritto nello scorso articolo su Walt Disney?) ma nello stesso periodo in cui il Cinema muoveva i primi passi, una corrente artistica nota come Art Nouveau fondeva i motivi della Gran Bretagna, di lontana origine celtica, con elementi della pittura ukiyo-e del Giappone.
La Prima Guerra Mondiale, e più ancora la Seconda, hanno spezzato questo connubio, ma non si può fermare la Storia (e il destino di chi ci prova è di esserne schiacciato). La frattura tra Oriente e Occidente, che si era aperta dopo la Crisi del 1929, ha iniziato a saldarsi di nuovo, poco alla volta, nel 1961.
Dopo essere sopravvissuta, tra mille difficoltà, alle velleità rivoluzionarie della Generazione del Boom, e alle incertezze della Generazione X, torna ora a rivendicare il posto che le spetta, come erede di una tradizione cavalleresca, artistica, letteraria e scientifica che è stata da sempre nostra.
Non parlo tuttavia solo per un senso di orgoglio fine a se stesso: alla Fiera del Fumetto di Novegro di questo inverno mi è sembrato di osservare che i tempi potrebbero essere sul punto di cambiare di nuovo, nel corso di un'evoluzione che fin qui ho cercato di descrivere come meglio potevo, ma di cui i prossimi sviluppi neppure io sono in grado di prevedere. Non c'é altro che io possa fare se non continuare a osservare, e voi continuare a leggere.
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