D'accordo, magari non proprio tutto, ma non si può non restare impressionati di fronte a un'esibizione che mette insieme storia e leggende vecchie e nuove (anzi ho il sospetto che ne stiamo creando di nuove proprio qui e ora) per non parlare dei costumi e della coreografia.
Come nelle vecchie storie, si viene trascinati nel cerchio in cui danzano le fate e fino all'ultimo rising step non se ne esce più: persino il direttore Umberto Crespi non rinuncia ad esibirsi assieme alle sue ballerine e ai ballerini, mantenendo saldo, come un re guerriero dei tempi antichi, il suo posto al centro della scena.
Tuttavia, la saggezza celtica insegna che anche il più grande dei re deve prima o poi farsi da parte, e lasciare il posto ai suoi eredi, perché la Storia va sempre avanti e nessuno può fermarla.
Umberto lo sa, ed è per questo che a metà spettacolo lascia esibire per la prima volta i nuovi allievi dell'accademia, che non sfigurano neppure di fronte ai veterani.
Gli intervalli tra una danza e l'altra sono inoltre scanditi dalla nostra nuova stella nascente della canzone.
Umberto Crespi si congeda infine dal suo pubblico facendo salire tutti quanti sul palco, allievi e insegnanti, volontari e assistenti, e anche il sindaco di Busto Arsizio e l'assessore alla cultura, che ringrazia perché senza di loro tutto questo non sarebbe stato possibile.
Infine ringrazia tutti quelli che hanno partecipato e assistito, prima di cedere ancora una volta il palco all'ultimo concerto della serata e dell'intero festival.
Dalla quindicesima edizione del Bustofolk è tutto, ci rivediamo nel 2017 per la sedicesima. Nel frattempo però, continuate a leggere!
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