Ben ritrovati, miei cari lettori. So che siete tutti stanchi e accaldati, e che state contando i giorni che mancano prima di partire per le vacanze.
Anch'io.
Non potevo tuttavia preparare le valigie, senza aver assistito al nuovo spettacolo del Grand Guignol de Milan, l'ultimo della stagione.
La consueta scaletta di quattro storie, inframezzate da vari numeri di macabro varietà, seppur classica, non è più l'unica, infatti la Rappresentazione se ne discosta ancora una volta per proporci qualcosa di diverso: un viaggio nella mente contorta di un serial killer, ispirato da veri articoli di giornale degli anni '40 e dalla biografia del criminale, scritta da lui stesso e perciò tutt'altro che affidabile, ma cosa lo è negli indistinti e fallaci panorami del Grand Guignol?
Un atto unico di quasi due ore, una singola storia ininterrotta con un cast ridotto all'osso (in tutti i sensi; e a volte non rimane neanche quello): solo quattro gli attori (Agnese Grizzaffi e Christian Fonnesu, con la cospicua assenza di Miki Barbieri Torriani che compare in scena solo verso la fine) al posto dei consueti sei o sette. Tre di loro poi, sembrano svolgere un ruolo per lo più di supporto. All'inizio quasi non si vedono, restando confinati dietro le quinte, o se appaiono, lo fanno come ombre indistinte il cui unico scopo sembra quello di morire, e male.
Ripeto, sembra, perché mai come ora il Gran Guignol mostra ogni cosa sotto una luce distorta, spaventosa e destabilizzante anche più di quanto siamo abituati.
Il peso del pubblico ricade, per questo, quasi tutto sulle spalle di Gianfilippo Maria Falsina Lamberti, nel multiplo ruolo di regista, presentatore, protagonista e voce narrante.
Poco alla volta però, gli altri personaggi sostituiscono la loro narrazione alla sua, in un gioco di incastri che dimostra quanto il Grand Guignol sia stato profondamente maturato dalle esperienze londinesi.
I ruoli si invertono, con una folla di personaggi che salgono, letteralmente, alla ribalta, scambiandosi insulti e coinvolgendo anche il pubblico nei loro dibattiti.
Il protagonista si ritrova invece confinato in un angolo, ma solo per poi tornare al centro della scena in un perverso, ma sconvolgente, monologo finale dal patibolo, prima che le luci si spengano.
Credo che sia la prima volta, nella storia del Grand Guignol, in cui Gianfilippo Maria Falsina Lamberti muore in scena, invece di uccidere qualcun altro.
Tutto questo coincide con il ritorno del Grand Guignol allo Spazio Tertulliano.
Considerevole, anzi, superiore al solito, l'affluenza di pubblico, che non si preoccupa neppure di nascondere il proprio apprezzamento per lo spettacolo, nonostante il caldo infernale (di certo molto appropriato) all'interno del teatro.
Una replica dello spettacolo si terrà venerdì 26 luglio in Via Chiesa Rossa 55 a Milano.
Continuate a leggere.
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