domenica 1 novembre 2015

Samonios 2015 - Introduzione

Un altro giro di Ruota si conclude con un altro Samhain, il Capodanno Celtico (Samonios nella lingua celtica continentale) celebrato, per il terzo anno di fila, al Museo del Tessile di Busto Arsizio dai Gens D'Ys, con la collaborazione della Comunità Giovanile di Busto Arsizio.
Storie di paura attorno al fuoco.
Con Daniela Iotti
Si dice che la terza volta é l'incanto, anche se quest'anno, in apparenza, la magia non sembra funzionare.
In Apparenza.
La festa infatti é più spartana rispetto ai fasti delle due precedenti edizioni, forse per la contemporanea Cerimonia di Chiusura dell'Expo di Milano (che in realtà é un bene: finalmente é finita, adesso, se gli Dei ce lo permettono, possiamo tornare a occuparci di cose serie. E in fretta, abbiamo già perso fin troppo tempo). Forse perché la sala interna é stata ceduta a un'altra festa, relegandoci nel cortile e costringendoci a uscire e rientrare dal cancello per andare in bagno (non so se prenderla sul personale o protestare formalmente con l'Amministrazione).
Forse é stato il fatto che quest'anno non c'erano i bigliettini su cui scrivere desideri e propositi per l'anno nuovo, da gettare poi nel fuoco.
Antico e Moderno.
Una tradizione che continua
O forse... non importa. Perché mentre ero al Capodanno Celtico, ho provato una strana sensazione, quella di essere triste e allo stesso tempo felice, come quando si é innamorati... ma con una differenza: la chiara e distinta certezza di essere, dopo tanto tempo, arrivato a casa.
Perché io non vado al Capodanno Celtico per le conferenze sul Druidismo, che tra l'altro ho già sentito al Bustofolk, né per ballare (già fatto alla Notte d'Ys) e nemmeno per la musica: Samonios non é una discoteca, é il momento in cui il Mondo dei Vivi e Quello dei Morti si toccano, il tempo di riflettere sul passato e sul futuro, il tempo in cui riunirsi tutti e tornare a casa.
Io non vado al Capodanno celtico come se andassi a una festa, "non mi diverto più, quindi l'anno prossimo non vengo" (e a chi ho sentito dire così rispondo "Vai pure, non mi mancherai"). Per me, andare al Capodanno Celtico é come andare a trovare la mia fidanzata: ci vado anche se non mi va, ci vado anche se devo rinunciare a qualcos'altro, ci vado anche se so che litigheremo.
Ci vado perché la amo.
Così mi sono fatto prestare carta e penna (grazie alla ragazza che vendeva le torte) e il bigliettino me lo sono scritto da solo. E poi, l'ho gettato nel fuoco.
E ho visto che molti altri, attorno a me, avevano avuto la mia stessa idea.
Questo, secondo me, é stato il vero successo della Celebrazione di Samonios di quest'anno: non abbiamo più bisogno di una festa per attirarci, non abbiamo più bisogno di una spiegazione per comprendere il significato di questa notte: sappiamo dove andare, sappiamo cosa fare, e lo facciamo nonostante tutto.
Missione compiuta.

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