Possa Thor concederti la Forza
Possa Loki concederti una risata
(Preghiera Nordica)
Ora ho avuto la conferma che le sceneggiature di tutti i film di Thor sono state scritte da Loki, ma per quest'ultimo capitolo, deve aver bevuto due o tre corni d'idromele di troppo.
O... due o tre botti.
Sotto la farsa tuttavia, si sente strisciare una sottile nota di tragedia, un senso di vuoto e di perdita che alla fine si concretizza nel Mondo delle Ombre, la cui oscurità sembra ancora più vivida in contrasto alla quasi carnevalesca Città degli Dei.
Gli Dei qui non sono d'aiuto, né al cattivo, che infatti vuole sterminarli per vendicarsi di essere stato abbandonato, né all'eroe, che pure è uno di loro.
A differenza degli altri tuttavia, Thor è l'unico che riesce ad affrontare l'oscurità e a venire a patti con la perdita. L'unico forse, a dimostrarsi degno di essere chiamato un dio, e ancora di più perché è un dio che non tiene per sè il suo potere, ma lo concede, seppur con riluttanza, alle persone che ha attorno, in modo che anche loro abbiano la forza di affrontare l'Oscurità.
Aiuta te stesso, e gli Dei ti aiuteranno.
Magari non come ti aspetti.
Tra una battutaccia e l'altra, si può riconoscere anche una profonda coscienza di sè, che non solo Thor, ma anche i suoi alleati sviluppano poco alla volta.
Quella che sembrava una vagonata di stupidaggini, si rivela alla fine una profonda indagine sulla spiritualità moderna... ma chi non è capace di leggere tra le righe, non dovrebbe andare a vedere questo film.
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