Mentre scrivo sono a casa bloccato da una caviglia gonfia. Questo avrebbe dovuto essere l’articolo sulla Festa di San Patrizio, a cui sono stato ieri pur facendo per lo più da tappezzeria. Arriverà, ma nel frattempo vorrei approfittare di questa pausa forzata per continuare e ampliare il discorso che avevo iniziato in un altro articolo.
Quello che sto per scrivere mi provoca una certa vergogna e va a smuovere qualcosa di profondo che mi causa un’ansia e un disagio a tratti insopportabili: non farò il suo nome neanche sotto tortura, ma c’é una persona di cui, per mancanza di un termine migliore, sono innamorato, ma, sempre per mancanza di un termine migliore, non sono corrisposto. Sembra banale, ma cercate di seguirmi.
Non sono mai stato bravo a tradurre in parole i miei sentimenti, perché non sono traducibili: quello che le persone normali chiamano amore, per me é qualcosa di viscerale, intenso, inglobante, in cui la parte fisica e quella spirituale non sono distinguibili. E’ qualcosa che sconvolge le persone e le trasforma.
Mi é stato consigliato di essere più “indipendente”, ma per me é l’opposto: la donna che amo non é una “dipendenza”, è l’aria che respiro, l’acqua che bevo, la terra su cui cammino, il sole che mi illumina, la stella che mi guida, é una parte della mia identità. Come si può essere indipendenti, se la terra su cui camminiamo non é la nostra?
Terra e Identità sono argomenti sensibili per chiunque graviti attorno alla sfera Celtica, ma è un grossolano errore farne una questione politica, per me è personale. Se non é possibile creare un legame significativo tra una persona e un’altra, come é possibile essere un popolo? Se a me manca questo legame, come posso farne parte (del popolo)? La risposta é: non posso.
Sono uno straniero, trattato con gentilezza ma sempre uno straniero, e per quanto mi sforzi di essere uno di loro, senza questo legame resterò sempre uno straniero.
Nel precedente articolo, quando ho menzionato quello che cerco in una donna, ho citato Sarah Connor come esempio, io però non sono proprio Kyle Reese, in un certo senso sono più simile al Terminator:
mettermi assieme alla donna che amo é la mia missione, e deve essere portata a termine a qualunque costo.
Mi rendo conto che un’altra persona non può essere costretta a ricambiare un sentimento (ma come ho detto, non é un sentimento, é qualcosa di più profondo, un’esigenza vitale) e comprendo la possibilità di fallire la mia missione. Mi é già successo in passato, e tutte le volte ne ho pagato il prezzo con dei problemi di salute anche seri.
Potrei sentirmi ferito dal fatto che lei non abbia compreso la situazione, che non abbia lottato per me come io ho lottato per lei, ma si tratta della mia missione, non della sua, e se io stesso non sono riuscito, fino ad ora, a tradurre in parole quello che era (non quello che provavo, non é qualcosa che provo, è qualcosa che esiste. “Ti amo” non basta a descriverlo) devo purtroppo concedere che il suo atteggiamento freddo e distante é comprensibile.
Ora che ho trovato la forza di uscire allo scoperto però, ti prego di avere anche tu il coraggio di farti avanti.
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