Il film inizia con un flashback, che si ricollega al precedente episodio aggiungendo nuovi indizi al mistero dei genitori di Peter, ma senza svelare troppo.
Poi, apparentemente, se lo dimentica, per tuffarsi (letteralmente) nell'azione.
Il primo tempo é così strabordante delle acrobazie dell'Uomo Ragno, realizzate in modo da sfruttare al massimo la grafica 3D che ho fatto del mio meglio per evitare, al punto da essere quasi nauseante.
Sarebbe un errore però andarsene all'intervallo: con l'inizio del secondo tempo infatti, sembra di vedere un altro film.
Peter stesso ora inizia ad indagare, vincendo la sua riluttanza, sul mistero che ha segnato la sua origine, addentrandosi nell'ombra del suo passato mentre l'azione si fa più lenta, montando poco alla volta fino allo scontro finale con Electro.
Quello che lascia davvero con il fiato sospeso però é l'ombra incombente del Green Goblin: é chiaro che é lì, é chiaro che prima o poi dovrà saltare fuori... ma quando? Conoscere il fumetto questa volta non attenua per nulla la tensione, anzi, la trama é fatta in modo che quello che ti aspettavi succede cinque minuti dopo che hai smesso di aspettartelo.
Gwen.
Come nel primo film, Emma Stone é una Gwen Stacy perfetta, se non fosse per il dialogo che ha con Peter più o meno a metà film: "Lo stalking é una cosa romantica se lo fa il ragazzo che mi piace" rischia di mandare il messaggio sbagliato sia agli uomini che alle donne.
Capisco che questo film é la trasposizione di un fumetto degli anni '70, e capisco anche che é prodotto dalla Disney e quindi deve mantenere un certo standard (affettazione borghese, manierismo infantile, sciocco ottimismo, come vorrei che la Disney fallisse per riavere la vecchia Marvel dei tempi d'oro) ma così si rischia di macchiare un personaggio che avevo imparato ad amare.
Un tocco di classe é invece il cellulare di Peter, che usa "Spider-Man, Spider Man" come suoneria.
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