In questi giorni di inizio d'anno ho avuto degli ospiti "stranieri" (dalle Marche) e ho passato un paio di giorni con loro in visita per Milano, riscoprendo una città che rischiavo di dare per scontata.
Ho pensato di approfittarne per visitare la mostra della Triennale dedicata a Dracula, che avevo già da qualche tempo intenzione di fare.
Da amante della letteratura inglese e del romanzo gotico, sono costretto a constatare che la mostra era semplicemente orribile, e uso questo termine solo per evitare parolacce.
Era dispersiva, caotica, scarsamente fruibile e rumorosa.
Gli oggetti esposti erano sparsi in una grande sala buia, senza neanche dei faretti per metterli in evidenza, come in qualunque museo da due soldi, e le spiegazioni erano spalmate sul muro a grandi caratteri, come una specie di tappezzeria, rendendone difficile la lettura; anzi, quando ho tentato di leggerle, anche a beneficio delle persone che mi accompagnavano, sono stato bruscamente interrotto da uno degli inservienti, a detta del quale, "stavo disturbando le altre persone in sala" (la sala era vuota, e di sicuro la musica pseudo-horror a tutto volume, che accompagnava le immagini di vecchi film sui vampiri proiettate su enormi schermi disposti a caso, avrebbe disturbato molto più di me).
Nonostante fossero esposti pezzi originali anche di pregio (il manoscritto di Dracula uscito dalla penna di Bram Stoker in persona, il costume usato nel film di Coppola) vederli lì era come osservare un servizio di piatti della Regina Elisabetta Prima usati per motivi fisiologici.
La figura affascinante di Dracula é stata spinta in secondo piano, usurpata da improbabili accostamenti tra Dracula e la moda, Dracula e Crepax (Crepax?!) e l'unica cosa che mi é rimasta alla fine è stato un tremendo mal di testa.
Non sprecate i vostri soldi per questa mostra, se volete saperne di più su Dracula, consultate Wikipedia.
La sera speravo di riprendermi da questo fiasco, rilassandomi con la voce di Valentina Romano, che cantava a Como in duo con Matteo Finizio.
Purtroppo, il locale era pessimo, affollato, rumoroso, senza spazio per suonare dal vivo e di fatto privo di acustica, al punto che riuscivo a malapena a sentire Valentina cantare, sebbene fossi quasi sotto al palco.
Lei stessa del resto, come mi ha confermato dopo la serata, non poteva neppure distinguere le note della chitarra (e non certo per colpa di Matteo Finizio, di cui, oltre a essere professore di musica, ho già avuto più occasioni di constatare la bravura) ed é stata in grado di salvare la serata solo grazie alla sua professionalità, alla sua approfondita conoscenza di ciascun pezzo e alle sue abilità canore, non diminuite neppure da un leggero mal di gola.
Nonostante i suoi sforzi, sommersa dal frastuono, alla fine anche lei é stata costretta ad arrendersi e ad abbandonare il palco più inviperita di quanto l'abbia mai vista.
Non che avesse una grande importanza per il pubblico, troppo occupato a mangiare anche solo per accorgersi che c'era una cantante in un angolo della sala (vicino - anzi sotto - al bagno, curiosamente sistemato in cima a una scala).
Mi dispiace per Valentina, e anche per Bram Stoker, perché entrambi avrebbero meritato un trattamento di ben più alto livello, questa non é stata la miglior serata né per l'uno né per l'altra.
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