La mia conoscenza della musica tradizionale giapponese non é così approfondita come, ad esempio, per la musica celtica, ma se dovessi azzardare un tentativo (e sarebbe un grosso azzardo), direi che quello che é la Cornamusa per la Scozia, per il Giappone é il tamburo Taiko.
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Lo spettacolo musicale é introdotto da un racconto |
L'anno scorso ho ricevuto una prima introduzione al suono di questo strumento per merito di una ensemble della Svizzera Interna chiamata
Kokiraku e ne sono rimasto più che impressionato, quest'anno però, sono stato felicemente sorpreso di ascoltare l'
Associazione Taiko Lecco, a prova del detto "l'Arte non ha confini".
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La maggior parte degli strumenti sono tradizionali, ma alcuni
(come la cassa sulla sinistra) sono nuove invenzioni.
Anche il gong, realizzato con una lamiera riciclata, è stato
sagomato in maniera innovativa, che trasmette un
suono molto particolare.
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I tamburi che usano, sebbene realizzati secondo la tecnica giapponese tradizionale, sono stati fabbricati in Germania, con legno proveniente dalla Foresta Nera, come quelli dei loro colleghi (presumo che gli artigiani siano gli stessi). Il loro stile però, é molto diverso, più aderente alla tradizione, sebbene non rinunci a contaminazioni moderne (sono il primo a sostenere che la Tradizione non é una ripetizione asinina del passato, ma che ogni generazione deve aggiungere qualcosa di suo perché resti viva).
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Il Canto della Gioia |
Il primo brano infatti é introdotto dalla lettura di una leggenda giapponese, che racconta
l'origine della Festa della Bambola (3 marzo).
Nel secondo, ogni suonatore si esibisce con due tamburi, e passando in maniera fluida da uno all'altro aggiunge al suono una specie di danza.
Il Taiko é associato alla simbologia del tuono, ma la fluidità di movimento a cui accennavo aggiunge l'elemento acqua, probabilmente seguendo un rituale il cui scopo originario era di propiziare la pioggia.
Si prosegue con "Il canto della Gioia" per poi chiudere con il breve ed energico "Sore, Sore".
Non dico altro, ascoltateli.
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