Quello che ho visto è un racconto gotico della scuola più classica, con tutti i più classici elementi del genere: immensi e cupi edifici, labirinti di vicoli, oscuri segreti di famiglia inconfessati, fratelli e figli perduti, antiche maledizioni e storie d'amore finite in tragedia.
E snasi.
Perché anche in un mondo così cupo, non dobbiamo dimenticarci che tutto questo è iniziato da un romanzo per bambini.
E alla fine, il bambino che c'è in noi vuole la stessa cosa che volevano Harry, Credence e Leta LeStrange: un posto da chiamare casa.
Devo fare tuttavia un appunto su Grindenwald, che secondo me è il vero punto di svolta della saga, in quanto la rende più matura.
Se Voldemort aveva degli obiettivi semplici, quasi scontati (l'immortalità e liberarsi dei Babbani) gli scopi di Grindenwald sono più complessi, addirittura più convincenti: a un certo punto viene il dubbio che Grindenwald abbia ragione, che il suo desiderio di ribellarsi, per quanto mostruoso nei modi, esprima bisogni reali, che chi vive rinchiuso dietro alle mura dei vari Ministeri della Magia non riesce ad interpretare.
Suona familiare?
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