martedì 13 marzo 2018

Cartoomics 2018 - Inrtoduzione

La mia partecipazione a Cartoomics quest'anno é stata poco più di un mordi e fuggi, e spero che i miei lettori capiranno se questo articolo non sarà all'altezza degli altri.
Questo è stato il venticinquesimo anniversario della Fiera, potrei dire quindi che il Fumetto in Italia, o almeno in Lombardia, è entrato in una nuova generazione, e trovo che ci sia uno strano significato nella coincidenza con la morte di mia nonna, avvenuta tra l'altro il giorno dopo le elezioni politiche (l'ho vista l'ultima volta subito dopo essere uscito dall'urna, e sono contento che, se non altro, non ha visto il risultato).
Sono portato a pensare che stiamo vivendo una sorta di passaggio epocale, ma non credo che gli effetti di questo passaggio, a breve e a lungo termine, siano comprensibili a tutti, a stento lo sono a me, che ne ho fatto un mestiere.
Posso dire di aver visto, all'interno dei padiglioni della fiera, una sorta di "frattura" tra il dove eravamo e il dove stiamo andando, ma non ne sono del tutto sicuro, e l'organizzazione della Fiera, più caotica del solito quest'anno, non è stata di alcun aiuto, anzi.
Nuove proposte sono ovunque, sia di autori esordienti che ho avuto modo di conoscere proprio al Cartoomics, sia di vecchi amici che sono già stati ospiti di questo sito, ed è un bene, perché prova non solo la longevità della cultura Nerd locale, ma anche la sua vitalità.
Nonostante questo, l'Editoria sembra sorda, quando non apertamente ostile, nei nostri confronti, qualche volta anche con una vena di arroganza.
"Il fumetto é Arte?" é una domanda che poteva avere senso venticinque anni fa, ma è assurdo porsela ancora oggi, sarebbe come se all'Autosalone di Ginevra ci fosse un cartello con scritto "l'Automobile è un veicolo?"; il discorso sulla lotta alla "Pirateria" audiovisiva invece, faceva acqua già ai tempi, ma oggi è un'insulto all'intelligenza: il recente dibattito sulla Net Neutrality negli Stati Uniti ha dimostrato che è necessario, semmai, muoversi in una direzione diametralmente opposta.
É come se in venticinque anni, nessuno si fosse preso il disturbo di cambiare i cartelli, scrivere nuovi testi, o anche solo di leggere le mail.
Non voglio neppure entrare nel merito dell'inquinamento acustico all'interno delle sale, specialmente nel nuovo padiglione che è stato aggiunto quest'anno. Più di una persona si è lamentata di avere mal di testa, e più che per dare maggior spazio a nuove proposte, mi sembra che la principale preoccupazione della direzione fieristica sia stata di non toglierlo all'ingombrante, rugginoso e traballante impianto editoriale e mediatico già esistente.
Nonostante questo, dopo la fiera sono stato felice di sapere che, a dispetto di condizioni così avverse, i guadagni maggiori sono stati realizzati proprio dagli esordienti, segno che l'innovazione paga, e che la disposizione della fiera in futuro dovrà essere completamente ridisegnata.
Continuate a leggere.

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