Di solito, quando guardo un film, inizio a pensare alla recensione appena esco dal cinema, me la scrivo in testa mentre guido e la batto sulla tastiera appena arrivo a casa. Recensire un libro invece è molto più complicato, non solo perché occorre più tempo e maggior attenzione per leggerlo, ma anche perché ho bisogno di costruire un'immagine nella mia testa prima di mettermi a scrivere, che resti abbastanza fedele a quella dell'autore.
Ecco perché arrivo con un certo ritardo a recensire Le Colpe dei Padri, non perché il libro non mi sia piaciuto, ma perché non ero soddisfatto dell'immagine che avevo in testa.
La vicenda si svolge nello stesso periodo de I Draghi dei Visconti, e anche il protagonista, o uno dei protagonisti, é lo stesso: Azzone Visconti, Signore di Milano dal 1329 al 1339.
A differenza dell'altro tuttavia, questo libro (che é il primo romanzo di Livio Gambarini) pur essendo intriso delle leggende delle Alpi, rimane più saldamente ancorato alla realtà storica, addentrandosi nelle faide interne ed esterne della famiglia Visconti, nello scontro tra Guelfi e Ghibellini e nella politica del Sacro Romano Impero.
l'Azzone Visconti che compare qui, timido, incerto nel suo ruolo di Signore di Milano, anche piuttosto rozzo nei modi, é molto diverso dall'Azzone mellifluo e intrigante dell'altro romanzo, una delle ragioni per cui ho faticato tanto a "sintonizzarmi" con questa vicenda.
Più facile é stato invece identificarmi con la popolana Nera, forse per la sua mentalità quasi moderna, che la fa sentire fuori posto nel mondo superstizioso e arcaico in cui vive, e il lettore ne soffre quanto lei.
Quasi odiosa, almeno all'inizio, la figura di Crotto, ma saprà fare molto meglio (per lo più suo malgrado) verso la fine.
Degna di nota infine, la misteriosa figura nota come lo Scürfòsk, una specie di Zorro bergamasco che attraversa la vicenda dall'inizio alla fine, per poi sparire una volta che giustizia é fatta. Ma con un seguito in arrivo, lo rivedremo? Spero proprio di sì.
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