La forza del Fumetto é la sua versatilità: pur parlando un linguaggio universale, riesce a radicarsi nel territorio come nessun'altra cosa, rispecchiandone la forma e lo spirito, e mettendone in evidenza le peculiarità.
Per questo motivo, ogni fiera del fumetto é diversa dall'altra e unica a modo suo.
Ciò che é unico della Fiera di Lugano é che mi permette di osservare il mondo del fumetto italiano da fuori, e allo stesso tempo di fare un paragone con il nascente mercato svizzero.
Dal momento che nell'Insubria Elvetica[1] l'arte del fumetto si trova ancora in uno stadio embrionale, gli autori si appoggiano a quello che hanno, cioé alla produzione italiana.
Se si escludono gli influssi dal Giappone, dagli Stati Uniti e persino dalla Francia però, il fumetto italiano é rimasto fermo agli anni '60, e si rivolge ora quasi esclusivamente a un pubblico di nostalgici[2].
Visitando la Fiera di Lugano quindi, ho la distinta impressione di essere tornato indietro nel tempo di almeno cinquant'anni[3].
Rispetto all'Italia però, si nota subito un interesse molto maggiore e un'immediata risposta del sistema istituzionale, scolastico e amministrativo.
In generale, le mie conclusioni ricalcano quelle di Arona, ma vista da questa parte del Confine, ogni cosa sembra acquisire una profondità diversa, che non sarebbe possibile cogliere altrimenti.
Continuate a leggere.
[1] Preferisco chiamarla così piuttosto che "Svizzera Italiana". Dopotutto l'Italia é un'espressione geografica, é la Svizzera il vero stato. Quanto alla lingua italiana, sarà presto morta come il Latino, considerando com'é insegnanata a scuola.
[2] Questo non vale solo per il fumetto, ma permea ogni aspetto della cultura in Italia.
[3] e non sono il solo: durante una conferenza, uno sceneggiatore italiano racconta di come sua moglie (giapponese) al suo arrivo in Italia abbia commentato "Mi sembra di essere tornata indietro di tre secoli".
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