Miei cari lettori, vorrei scusarmi con voi in anticipo se questo articolo avrà un tono diverso dal solito.
Premetto che non mi piace fare polemiche, e che non sto cercando di iniziarne una, piuttosto di evitarla.
Ci tengo a precisare che questo blog non parla di politica, né ha alcuna intenzione di farlo: questo blog parla di fumetti, e con orgoglio, e in senso più generale parla di cultura.
Proprio la cultura, tuttavia, spesso soffre per le conseguenze di una politica sbagliata.
Pochi giorni fa, é partita la campagna elettorale per il sindaco di Saronno.
Come sapete, Saronno é la mia città di residenza, e ho già avuto
occasione di parlarne diverse volte.
Tra le varie proposte del candidato, la bonifica del torrente Lura (che appoggio, e comunque sembra trovare d'accordo tutte le parti, a prescindere dal colore) la Sicurezza (non mi esprimo) e il rilancio della Cultura e della Comunità.
A Saronno ci sono almeno tre musei, un teatro, due cinema funzionanti e la biblioteca più importante del circondario, ma nessuna di queste voci sembra essere prioritaria nella sezione "Cultura", mentre i giornali locali hanno dato parecchia enfasi alla ristrutturazione del campo sportivo comunale e al rilancio della locale squadra di calcio.
Per non passare per il solito
nerd che odia il calcio, prima di continuare vorrei raccontarvi un aneddoto.
La seconda volta che sono stato in Irlanda, ho scoperto per caso che l'Università di Dublino usava le stanze degli studenti, lasciate vuote durante le vacanze, come B&B per i turisti, e siccome il prezzo era ragionevole, ne ho approfittato.
La finestra della mia stanza dava su uno spazio verde tra due ali del dormitorio, diventato, per alcuni giorni, il dominio di una comitiva di ragazzi americani che, tra una visita e l'altra alla città, lo usavano per giocare con una palla.
Era un gruppo eterogeneo: ragazzi e ragazze giocavano assieme, chi in jeans e maglietta, chi in pantaloncini, chi in pigiama, quasi tutti scalzi; come porta usavano i coni del traffico "presi a prestito" dal parcheggio, dove l'Università stava approfittando delle vacanze per dei lavori.
Sembravano divertirsi a tal punto, che altri ospiti del campus presto si unirono a loro, Inglesi, Irlandesi, persino un paio di Francesi, e neppure io ho resistito, anzi ho prolungato la mia permanenza a Dublino di un giorno per rimanere con loro (quella é stata la prima e l'ultima volta in vita mia che ho deliberatamente toccato un pallone).
La ragazza che stava in porta era eccezionale: di ritorno da un giro di shopping nel centro di Dublino con addosso un delizioso tailleur color verde-Irlanda, vedendo che il gioco era cominciato senza di lei, aveva semplicemente gettato via le scarpe e si era buttata dietro alla palla senza neanche prendersi un minuto per cambiarsi.
Un pomeriggio, l'ho incrociata mentre usciva dal campus assieme a due o tre sue amiche, mi disse che stavano andando a fare un giro in città e mi chiese se volevo venire con loro. Io però ero appena tornato da un giro in città ed ero stanco, quindi ho declinato rispettosamente l'invito.
Il prato rimase vuoto per qualche ora, cioè, quasi vuoto, perché dopo un po' arrivarono due o tre persone con una palla, ma non erano i miei nuovi amici, né ci somigliavano: avevano le scarpe, e non mi sembravano neppure normali scarpe da ginnastica, e invece dell'atmosfera rilassata che circondava il gruppo di Americani, loro si accanivano sulla palla come cani affamati che si contendono un osso.
Mi guardai bene di unirmi a loro, e loro non si unirono mai agli altri. Più tardi, scoprii che erano Italiani.
Quello che sto cercando di dire é che nei paesi Anglosassoni esiste un senso della comunità che a noi manca, di cui lo sport é solo una delle tante manifestazioni.
In Italia al contrario, la tendenza storica é sempre stata
più per la divisione che per l'unione.
Lo sport non incarna lo spirito della comunità, che é del tutto assente, ma in qualche modo lo
sostituisce, trasformandosi in una specie di ossessione, di dipendenza, come la droga o il gioco d'azzardo.
Se Saronno vuole che i suoi figli si divertano (e hanno tutto il diritto di farlo) non occorre un campo di calcio: bastano un prato, una palla e un tailleur.
Se invece vogliamo che imparino qualcosa, avranno bisogno prima di tutto di un museo, un teatro e una biblioteca.
Continuate a leggere.