Restiamo in tema di orrore gotico, Halloween dopotutto si sta avvicinando, con un altro film di Guillermo del Toro, Crimson Peak, una variazione sul tema della casa stregata a cui questo regista non é nuovo. Il film é tecnicamente perfetto, e Tom Hiddleston, già interprete di Loki nell'Universo Cinematografico Marvel, sembra trovarsi bene nel ruolo del giovane baronetto con un passato oscuro e terribili segreti da nascondere, anche se la vera cattiva é la sorella Lucille (Jessica Chastain) che ricorda molto Cersei Lannister ne Il Trono di Spade. Forse persino troppo.
Mia Wasikowska nei panni di Edith, la giovane innocente che vede i fantasmi, e che si rende conto troppo tardi di essere invischiata in una sordida trama più grande di lei, convince, ma non appassiona fino in fondo nemmeno quando esce dalla vasca da bagno, ho visto di meglio in contesto vittoriano.
Guardare questo film é come sfogliare un libro di illustrazioni gotiche, c'é la vecchia casa in rovina, c'é la bionda in camicia da notte col candeliere in mano, c'é la neve macchiata di rosso, c'é una donna che suona il pianoforte. Per gli amanti dello Steampunk, ci sono anche tanti ingranaggi e marchingegni strani. E naturalmente ci sono i fantasmi.
In realtà, la trama si potrebbe reggere lo stesso e forse scorrerebbe meglio, anche senza fantasmi (ma potrebbe esserci un accenno di metaplay quando Edith presenta il suo manoscritto all'editore: "É più una storia con un fantasma. In realtà il fantasma é una metafora, rappresenta il Passato").
Tutti elementi di prima qualità, che però non sembrano amalgamarsi bene, anche se il film ha i suoi momenti quasi eccitanti, come quando Edith e Lucille si affrontano nell'ascensore in un vero e proprio scontro all'ultimo sangue con i coltelli.
Vi consiglio questo film se proprio vi piacciono le pin-up gotiche, se il vostro colore preferito é il rosso o se siete fangirl di Tom Hiddleston e volete vederlo nudo.
Se invece state cercando una storia di fantasmi da guardare una sera d'inverno accanto al caminetto, questa può andare bene, anche se non sarebbe la mia prima scelta.
martedì 27 ottobre 2015
Of the Discovery of Elder Things
Edgar Allan Poe fa parte di una lunga tradizione della letteratura anglosassone da entrambe le sponde dell'Oceano, il Romanzo Gotico, che ha avuto il suo inizio ufficiale nel 1764 con Il Castello di Otranto di Horace Walpole, ha attraversato l'oceano prima con lo stesso Poe, e in seguito con Ambrose Bierce e Robert W. Chambers tra la Guerra di Secessione e la fine del Diciannovesimo Secolo, fino ad arrivare ad HP Lovecraft all'inizio del Ventesimo.
Lovecraft tuttavia, sostituisce o affianca all'orrore sovrannaturale l'orrore scientifico, o l'"Orrore Cosmico", come si chiamerà dopo di lui.
Noi siamo abituati alla "Fantascienza" degli anni '50 e '60, che non si pone in realtà alcuna domanda sulla natura del Cosmo o sul posto dell'Umanità in esso, ma si limita a trasferire nello Spazio o nel Futuro scialbe tematiche "sociali" e ideologiche.
Le ideologie sociali sono come delle erbacce, che trovano terreno fertile nel ristagno di una civiltà divenuta troppo stabile per accorgersi della sua stessa decadenza, ma prima del 1947 la Ricerca Scientifica era ancora esattamente questo: una ricerca, portata avanti da esploratori che si confrontavano ogni giorno con l'Ignoto.
Quando nel 1901, all'alba del Ventesimo Secolo, la RSS Discovery lasciava il porto di Dundee diretta verso il Monte Erebus in Antartide, letteralmente dove nessun uomo era mai giunto prima, il senso di confrontarsi con l'Ignoto era ben presente in ciascuno dei membri dell'equipaggio.
Trenta anni dopo, H.P. Lovecraft scriveva Alle Montagne della Follia, un romanzo breve in cui un gruppo di esploratori e di scienziati incontrano i resti di una civiltà aliena, rimasta sepolta per milioni di anni sotto i ghiacci del Continente Antartico. Alle Montagne della Follia avrebbe poi ispirato il film La Cosa da un Altro Mondo, e il suo remake La Cosa, con Kurt Russel, diretto da John Carpenter. In realtà, la Cosa da un altro mondo é la diretta trasposizione di un altro racconto, Chi va là? scritto da John W. Campbell e pubblicato due anni dopo Alle Montagne della Follia.
Sebbene lo stesso Lovecraft, per sua stessa ammissione, si sia ispirato a sua volta al racconto di Poe La relazione di Arthur Gordon Pym da Nantucket, anch'esso scritto nella forma del diario di un marinaio durante un viaggio nell'Oceano Antartico, (l'espressione "Tekeli-li" appare in entrambi i racconti) é evidente l'influenza che il viaggio della Discovery ha avuto sulla penna del gentiluomo di Providence.
Se leggiamo Alle Montagne della Follia, e confrontiamo le foto dei reperti raccolti in Antartide con il disegno di una delle "Cose Ancestrali" di Lovecraft, la somiglianza non potrebbe essere più chiara.
Alle Montagne della Follia sarà pubblicato solo cinque anni dopo la sua stesura, nel frattempo, le Cose Ancestrali sarebbero apparse in altri due racconti, Il Sogno nella Casa Stregata, in cui il protagonista ha una visione del loro pianeta d'origine, con tre soli, e L'Ombra Fuori dal Tempo, in cui un uomo moderno, trovatosi suo malgrado a viaggiare nel tempo a causa delle macchinazioni di altri alieni, la Grande Razza di Yith, assiste all'arrivo delle Cose Ancestrali sulla Terra, che precede la comparsa dei Dinosauri.
Continuate a leggere, se ne avete il coraggio.
La RRS Discovery, ora ormeggiata al Discovery Point nella città di Dundee, é stata la prima nave costruita espressamente per la ricerca scientifica, e la prima a raggiungere l'Antartide |
Noi siamo abituati alla "Fantascienza" degli anni '50 e '60, che non si pone in realtà alcuna domanda sulla natura del Cosmo o sul posto dell'Umanità in esso, ma si limita a trasferire nello Spazio o nel Futuro scialbe tematiche "sociali" e ideologiche.
Le ideologie sociali sono come delle erbacce, che trovano terreno fertile nel ristagno di una civiltà divenuta troppo stabile per accorgersi della sua stessa decadenza, ma prima del 1947 la Ricerca Scientifica era ancora esattamente questo: una ricerca, portata avanti da esploratori che si confrontavano ogni giorno con l'Ignoto.
Quando nel 1901, all'alba del Ventesimo Secolo, la RSS Discovery lasciava il porto di Dundee diretta verso il Monte Erebus in Antartide, letteralmente dove nessun uomo era mai giunto prima, il senso di confrontarsi con l'Ignoto era ben presente in ciascuno dei membri dell'equipaggio.
Trenta anni dopo, H.P. Lovecraft scriveva Alle Montagne della Follia, un romanzo breve in cui un gruppo di esploratori e di scienziati incontrano i resti di una civiltà aliena, rimasta sepolta per milioni di anni sotto i ghiacci del Continente Antartico. Alle Montagne della Follia avrebbe poi ispirato il film La Cosa da un Altro Mondo, e il suo remake La Cosa, con Kurt Russel, diretto da John Carpenter. In realtà, la Cosa da un altro mondo é la diretta trasposizione di un altro racconto, Chi va là? scritto da John W. Campbell e pubblicato due anni dopo Alle Montagne della Follia.
Sebbene lo stesso Lovecraft, per sua stessa ammissione, si sia ispirato a sua volta al racconto di Poe La relazione di Arthur Gordon Pym da Nantucket, anch'esso scritto nella forma del diario di un marinaio durante un viaggio nell'Oceano Antartico, (l'espressione "Tekeli-li" appare in entrambi i racconti) é evidente l'influenza che il viaggio della Discovery ha avuto sulla penna del gentiluomo di Providence.
Se leggiamo Alle Montagne della Follia, e confrontiamo le foto dei reperti raccolti in Antartide con il disegno di una delle "Cose Ancestrali" di Lovecraft, la somiglianza non potrebbe essere più chiara.
Alle Montagne della Follia sarà pubblicato solo cinque anni dopo la sua stesura, nel frattempo, le Cose Ancestrali sarebbero apparse in altri due racconti, Il Sogno nella Casa Stregata, in cui il protagonista ha una visione del loro pianeta d'origine, con tre soli, e L'Ombra Fuori dal Tempo, in cui un uomo moderno, trovatosi suo malgrado a viaggiare nel tempo a causa delle macchinazioni di altri alieni, la Grande Razza di Yith, assiste all'arrivo delle Cose Ancestrali sulla Terra, che precede la comparsa dei Dinosauri.
Continuate a leggere, se ne avete il coraggio.
domenica 25 ottobre 2015
Poe VS Lovecraft
La locandina dello spettacolo |
–Lei é... Edgar Allan Poe?Con queste parole si aprono e si chiudono entrambi gli atti del nuovo episodio del Grand Guignòl de Milan, il teatro dell'orrore scritto, diretto e presentato da Gianfilippo Maria Falsina Lamberti, riportato alla vita dagli umidi e bui sotterranei della Parigi Bohemienne e della Londra Vittoriana per il (dis)piacere e il tormento del pubblico milanese.
–Così dicono.
–Ma... é impossibile!
Dopo essere passato per le terrificanti cripte dei vampiri con Bram Stocker, e aver attraversato gli inquietanti scenari di un Paese delle Meraviglie sotterraneo e dal forte retrogusto gotico con Lewis Carrol, questa volta il nostro perverso psicopompo mette di fronte due oscuri artigiani dei nostri incubi, che si incontrano e si scontrano come unici protagonisti in un tetro non-luogo sospeso Oltre.
Gianfilippo Maria Falsina Lamberti apre le porte dell'Oltre |
Disse il Corvo: Tekeli-li (no, non é Milanese) |
Uno sguardo sull'Incubo: Ph'nglui
mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl
fhtagn
|
Tuttavia, non é morto ciò che sa giacere in eterno, e negli Strani Eoni anche la Morte può morire; così, nel secondo atto, il redivivo Lovecraft ruba la scena, trascinando Poe verso le nere colonne della sommersa R'lyeh, solo per essere ucciso di nuovo dal suo compagno, reso pazzo da ciò che non é fatto per essere visto da occhi umani. Il cadavere però si rialza per la seconda volta, e dopo aver intonato la litania degli Antichi e invocato il Grande Cthulhu, sacrifica il suo predecessore ormai inerte, nel momento più sublime mai raggiunto dal Gran Guignòl de Milan, che supera e trascende se stesso bruciando in un olocausto di gioia.
Ma é davvero finita?
mercoledì 21 ottobre 2015
Fiera del Fumetto di Lugano - Conclusione
La cosa di cui ho sentito più la mancanza alla Fiera di Lugano é stata la gara di Cosplay, che ormai é diventata parte integrante di qualsiasi evento anche solo tangenzialmente legato al Fumetto.
Si tratta di un'assenza per lo più giustificata: la Fiera di Lugano infatti é troppo nuova, e i ticinesi non sono ancora riusciti a risolvere tutti i problemi organizzativi che coordinare le due metà di un evento di questo tipo comporta.
Certo, pur apprezzando il lavoro dei colleghi ticinesi, e il loro desiderio tutto svizzero di mettere bene a punto qualcosa prima di portarlo davanti al pubblico, mi auguro che questa fase di rodaggio passi presto, perché a una fiera del fumetto manca qualcosa senza i Cosplayer (ma soprattutto manca qualcuno - avrei voluto infatti incontrare i miei amici cosplayer del lato elvetico, di cui ho davvero sentito la mancanza e che spero di ritrovare al Japan Matsuri di Bellinzona).
Nello stile che ci caratterizza comunque, i cosplayer non si sono scoraggiati, e alcuni di loro sono venuti lo stesso in costume, mentre altri si sono accontentati almeno di un costume parziale.
Ben poco si é invece potuto fare per correggere l'altro grande elemento di squilibrio, che é purtroppo un effetto collaterale della situazione del mercato italiano, caratterizzato da un'offerta rachitica e autoreferenziale e da domanda perennemente insoddisfatta.
Poiché la Svizzera, al momento attuale, si trova in una situazione paragonabile a quella di un edificio appena costruito, i cui appartamenti sono ancora vuoti e non del tutto arredati, ha lo svantaggio di fare da cassa di risonanza agli echi della vicina editoria italiana, già portata, per sua natura, a circondarsi di una gran fanfara. Una volta costretti a confrontarci con il mondo esterno tuttavia, e non ho dubbi che succederà sempre più spesso, la realtà del nostro cortile emerge in tutta la sua tristezza.
É ironico che proprio in Svizzera io abbia scoperto l'esistenza del Formato Bonellide, e dopo le tervigoni é un'altra cosa di cui avrei volentieri fatto a meno.
Le mie conclusioni a riguardo esulano dal contesto di questo articolo, e meriterebbero un approfondimento a sé stante che sarebbe troppo lungo da fare ora. Vi rimando, per il momento a quanto ho già detto nei miei articoli dedicati al Fantarona.
In attesa di tempi migliori, continuate a leggere.
Il vostro amichevole Uomo-Ragno di cantone |
Certo, pur apprezzando il lavoro dei colleghi ticinesi, e il loro desiderio tutto svizzero di mettere bene a punto qualcosa prima di portarlo davanti al pubblico, mi auguro che questa fase di rodaggio passi presto, perché a una fiera del fumetto manca qualcosa senza i Cosplayer (ma soprattutto manca qualcuno - avrei voluto infatti incontrare i miei amici cosplayer del lato elvetico, di cui ho davvero sentito la mancanza e che spero di ritrovare al Japan Matsuri di Bellinzona).
Nello stile che ci caratterizza comunque, i cosplayer non si sono scoraggiati, e alcuni di loro sono venuti lo stesso in costume, mentre altri si sono accontentati almeno di un costume parziale.
Ben poco si é invece potuto fare per correggere l'altro grande elemento di squilibrio, che é purtroppo un effetto collaterale della situazione del mercato italiano, caratterizzato da un'offerta rachitica e autoreferenziale e da domanda perennemente insoddisfatta.
Poiché la Svizzera, al momento attuale, si trova in una situazione paragonabile a quella di un edificio appena costruito, i cui appartamenti sono ancora vuoti e non del tutto arredati, ha lo svantaggio di fare da cassa di risonanza agli echi della vicina editoria italiana, già portata, per sua natura, a circondarsi di una gran fanfara. Una volta costretti a confrontarci con il mondo esterno tuttavia, e non ho dubbi che succederà sempre più spesso, la realtà del nostro cortile emerge in tutta la sua tristezza.
"per tutti i mostri spaziali, Batman! Che cos'é quella cosa?"
"É un Bonellide, Robin! Presto dobbiamo ucciderlo, prima
che deponga le uova!"
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Le mie conclusioni a riguardo esulano dal contesto di questo articolo, e meriterebbero un approfondimento a sé stante che sarebbe troppo lungo da fare ora. Vi rimando, per il momento a quanto ho già detto nei miei articoli dedicati al Fantarona.
In attesa di tempi migliori, continuate a leggere.
lunedì 19 ottobre 2015
Pirati dei Caraibi: la Bussola dei 7 Mari
É uscito il nuovo film amatoriale dei Pirati di Xandria, basato sulla saga dei Pirati dei Caraibi.
Il titolo del cortometraggio é "La Bussola dei 7 Mari" ed é stato realizzato da attori non professionisti. Il video é stato presentato in anteprima alla Fiera del Fumetto di Alessandria (prima edizione) e sarà riproposto a Lucca dalla ciurma dei Pirati di Xandria.
Il titolo del cortometraggio é "La Bussola dei 7 Mari" ed é stato realizzato da attori non professionisti. Il video é stato presentato in anteprima alla Fiera del Fumetto di Alessandria (prima edizione) e sarà riproposto a Lucca dalla ciurma dei Pirati di Xandria.
venerdì 16 ottobre 2015
Storia di Milano: i Della Torre
I Della Torre sono un'antica famiglia dell'aristocrazia longobarda (o secondo altre fonti, discendenti del ceppo Carolingio) originaria del borgo fortificato di Primaluna in quella che era, ai tempi, la Contea di Valsassina. (La Valsassina si trova nella parte settentrionale di quella che, nel momento in cui scrivo, é la Provincia di Lecco).
Per un periodo di circa cinquant'anni, dal 1240 al 1293, e con alterne fortune fino al 1311, i Della Torre sono stati Signori di Milano; ciò li ha portati in conflitto con i Visconti, con i quali per altro sono esistiti anche rapporti più amichevoli, almeno all'inizio, e addirittura rapporti di parentela: Jacopo della Torre infatti, figlio del presunto fondatore della famiglia, Martino "il Gigante", avrebbe sposato una certa Berta Visconti.
I buoni rapporti però, non erano destinati a durare: Napoleone Della Torre (meglio conosciuto come Napo Torriani - dopo di lui, Torriani sarebbe diventato il nome ufficiale della famiglia) che aveva ottenuto il Vicariato Imperiale sulla città di Milano dall'Imperatore Rodolfo di Asburgo nel 1274, ne viene infatti estromesso da Ottone Visconti, che aveva fomentato una serie di rivolte contro i Della Torre nel Locarnese e nell'Alto Milanese, dove era più forte il malcontento contro la Signoria. Le rivolte sfociarono in una vera e propria guerra civile, che avrebbe portato, tra l'altro, alla distruzione di Castelseprio.
Con il loro aiuto Guido della Torre riuscì per un breve periodo a riprendere Milano dai Visconti nel 1311, ma a causa di una disputa interna tra Guido e l'Arcivescovo Gastone della Torre, il loro vantaggio strategico fu definitivamente perduto, portando i Torriani ancora una volta all'esilio.
Solo nel 1332 una parte della famiglia sarebbe riuscita a rientrare a Milano, costretta però ad accettare la sottomissione ai Visconti.
Da allora la famiglia si é divisa in più rami, tra cui quello di Mendrisio.
I Torriani e i Tasso fuggiti da Milano invece, ripararono in Germania, dove si fusero nei Von Thurn und Taxis, che divenne il ramo più famoso e influente.
Stabilitisi nella città fiamminga di Anversa, i Thurn Und Taxis avrebbero ottenuto il titolo di Principi, e la gestione del servizio postale imperiale.
Per trasportare la posta si servivano di piccole carrozze di colore giallo, da cui derivano i nostri "taxi". Alle vicende del servizio postale si é ispirato tra l'altro anche un gioco da tavolo.
In seguito i Thurn und Taxis si sarebbero trasferiti da Anversa a Ratisbona, dove ancora oggi risiedono, e dove gestiscono un rinomato birrificio.
Questo articolo é dedicato a Michelangela Barbieri Torriani, detta Miki, che per uno strano caso del Destino gioca a Vampires: the Masquerade nella mia stessa cronaca.
Buon compleanno Miki!
Lo stemma dei Della Torre |
I buoni rapporti però, non erano destinati a durare: Napoleone Della Torre (meglio conosciuto come Napo Torriani - dopo di lui, Torriani sarebbe diventato il nome ufficiale della famiglia) che aveva ottenuto il Vicariato Imperiale sulla città di Milano dall'Imperatore Rodolfo di Asburgo nel 1274, ne viene infatti estromesso da Ottone Visconti, che aveva fomentato una serie di rivolte contro i Della Torre nel Locarnese e nell'Alto Milanese, dove era più forte il malcontento contro la Signoria. Le rivolte sfociarono in una vera e propria guerra civile, che avrebbe portato, tra l'altro, alla distruzione di Castelseprio.
Miki Barbieri Torriani assieme a
Gianfilippo Maria Falsina Lamberti, in un
locale di Milano
|
La battaglia di Castelseprio é narrata nell'albo a fumetti Cronache del Seprio, realizzato dalla Pro-Loco di alcuni comuni del Seprio, le cui tavole originali sono state esposte al Festival Interceltico di Busto Arsizio dall'11 al 20 settembre 2015 nella mostra intitolata "Il Seprio a Fumetti".
Sebbene la perdita di Castelseprio fosse stata un duro colpo, Napo Torriani riuscì a mantenere il controllo della Rocca di Angera; per poco, perché nel 1278 sarebbe caduto prigioniero di Ottone Visconti, il quale lo rinchiuse dentro una gabbia lasciandolo morire di stenti.
Sebbene la perdita di Castelseprio fosse stata un duro colpo, Napo Torriani riuscì a mantenere il controllo della Rocca di Angera; per poco, perché nel 1278 sarebbe caduto prigioniero di Ottone Visconti, il quale lo rinchiuse dentro una gabbia lasciandolo morire di stenti.
Il fratello Guido della Torre, che era stato catturato assieme a lui, riuscirà invece a fuggire in Friuli, da dove avrebbe continuato la resistenza contro i Visconti.
Oltre al Friuli, i Torriani mantennero anche il controllo di Bergamo, grazie all'alleanza con i Tasso, feudatari della Val Brembana (fonte incerta).
Oltre al Friuli, i Torriani mantennero anche il controllo di Bergamo, grazie all'alleanza con i Tasso, feudatari della Val Brembana (fonte incerta).
Lo stemma dei Thurn und Taxis
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Solo nel 1332 una parte della famiglia sarebbe riuscita a rientrare a Milano, costretta però ad accettare la sottomissione ai Visconti.
Da allora la famiglia si é divisa in più rami, tra cui quello di Mendrisio.
I Torriani e i Tasso fuggiti da Milano invece, ripararono in Germania, dove si fusero nei Von Thurn und Taxis, che divenne il ramo più famoso e influente.
Stabilitisi nella città fiamminga di Anversa, i Thurn Und Taxis avrebbero ottenuto il titolo di Principi, e la gestione del servizio postale imperiale.
Per trasportare la posta si servivano di piccole carrozze di colore giallo, da cui derivano i nostri "taxi". Alle vicende del servizio postale si é ispirato tra l'altro anche un gioco da tavolo.
In seguito i Thurn und Taxis si sarebbero trasferiti da Anversa a Ratisbona, dove ancora oggi risiedono, e dove gestiscono un rinomato birrificio.
Questo articolo é dedicato a Michelangela Barbieri Torriani, detta Miki, che per uno strano caso del Destino gioca a Vampires: the Masquerade nella mia stessa cronaca.
Buon compleanno Miki!
mercoledì 14 ottobre 2015
Fiera del Fumetto di Lugano - Parte Prima
La fiera sta cercando di allargare il proprio spazio espositivo, con risultati non eccezionali, ma con notevole impegno.
L'esordiente Johnny Pagani sembra ancora ad una fase sperimentale, ma sta provando il suo talento in tutte le direzioni possibili, che rende il suo lavoro ancora troppo difficile da definire.
Posso azzardare che farà strada, ma non saprei dire quale.
Timothy Hoffman é un altro esordiente, la cui opera Corvi + Topi si trova invece già in una fase più avanzata. La premessa é simile a quella della serie Cyberpunk Dark Angel, ma trapianta il futuro distopico dalla skyline di Seattle al paesaggio ticinese; la vicenda non sembra risentirne affatto, anzi, si radica subito nel suo nuovo territorio.
Fedeli alla propria vocazione, gli svizzeri stanno prendendo le misure per qualcosa che ancora non sanno bene come gestire, ma che é certamente destinato a crescere esponenzialmente nei prossimi anni, e che sta già attirando investitori.
Sebbene sia ancora troppo presto per parlare di Fumetto Svizzero, come realtà a sé stante rispetto, ad esempio, al Fumetto Franco-Belga o a quella pur datata del Fumetto Italiano, già si cominciano a intravedere alcune interessanti proposte.
Sebbene sia ancora troppo presto per parlare di Fumetto Svizzero, come realtà a sé stante rispetto, ad esempio, al Fumetto Franco-Belga o a quella pur datata del Fumetto Italiano, già si cominciano a intravedere alcune interessanti proposte.
Johnny Pagani |
Posso azzardare che farà strada, ma non saprei dire quale.
Timothy Hoffman é un altro esordiente, la cui opera Corvi + Topi si trova invece già in una fase più avanzata. La premessa é simile a quella della serie Cyberpunk Dark Angel, ma trapianta il futuro distopico dalla skyline di Seattle al paesaggio ticinese; la vicenda non sembra risentirne affatto, anzi, si radica subito nel suo nuovo territorio.
Non manca neppure la Scuola di Manga di Bellinzona, che riprende da dove aveva lasciato l'anno scorso, ma con un supporto tecnologico superiore: dalla tecnica di disegno tradizionale (comunque portata avanti con i ragazzi delle scuole, che quest'anno salgono a due classi) passa ora alla seconda lezione, la tavoletta grafica.
Sono inoltre disponibili dei tutorial sul loro canale Myoko TV.
Continuate a leggere.
Sono inoltre disponibili dei tutorial sul loro canale Myoko TV.
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martedì 13 ottobre 2015
Bustofolk 2015 - Conclusione
Prima di approfondire il discorso sulla Svizzera, volevo completare in breve la serie di articoli sul Bustofolk, se é possibile; sono molte le cose che ho tralasciato e che spero di poter riprendere più avanti, magari in occasione di un'altra festa.
Chiedo scusa perciò a Federico Gasparotti, del cui libro spero di poter parlare al più presto, ma non é possibile abbandonare il Festival Interceltico di Busto Arsizio senza aver parlato della musica e dei musicisti che vi hanno partecipato, dagli Inisfail ai Green Circle, che hanno tenuto banco durante la maggior parte del festival, e soprattutto quelli che hanno chiuso le serate di sabato 19 e domenica 20, rispettivamente.
Se vi ricordate di Viking Saga, lo spettacolo di fine anno 2015 dell'Accademia di Danze Irlandesi Gens d'Ys, e in particolare la parte dedicata agli Elfi Oscuri, in cui ho ballato anch'io assieme al mio corso, sappiate che ci siamo esibiti sulle note di Cape Horn, un brano dell'album Oceans of Fire dei Celtica Pipes Rock.
Sono stati proprio i Celtica Pipes Rock a concludere la serata di sabato, dandomi la possibilità di ascoltare quello stesso brano dal vivo. Vi confesso che, anche se non sono il tipo che si lascia andare alle emozioni, sentirli suonare sul palco e poterli incontrare di persona é stato più di quanto avrei creduto possibile.
Di segno opposto invece l'esibizione che ha concluso la serata di domenica e il festival, che ha visto (o meglio ascoltato) l'arpa di Adriano Sangineto accompagnata dal coro della famiglia Sala, un "clan" di cantanti che, con la loro voce lirica, hanno dato vita a una versione inedita di canti tradizionali come Amazing Grace, Scarborough Fair, Greensleeves, I Am the Voice e You Raise Me Up.
Inedita anche perché questa é la prima volta che Adriano Sangineto e i Sala si esibiscono insieme, ma spero non l'ultima.
Continuate a leggere.
Ozzy? Ozzy chi? |
Heavy Mithril! |
Se vi ricordate di Viking Saga, lo spettacolo di fine anno 2015 dell'Accademia di Danze Irlandesi Gens d'Ys, e in particolare la parte dedicata agli Elfi Oscuri, in cui ho ballato anch'io assieme al mio corso, sappiate che ci siamo esibiti sulle note di Cape Horn, un brano dell'album Oceans of Fire dei Celtica Pipes Rock.
Sono stati proprio i Celtica Pipes Rock a concludere la serata di sabato, dandomi la possibilità di ascoltare quello stesso brano dal vivo. Vi confesso che, anche se non sono il tipo che si lascia andare alle emozioni, sentirli suonare sul palco e poterli incontrare di persona é stato più di quanto avrei creduto possibile.
Di segno opposto invece l'esibizione che ha concluso la serata di domenica e il festival, che ha visto (o meglio ascoltato) l'arpa di Adriano Sangineto accompagnata dal coro della famiglia Sala, un "clan" di cantanti che, con la loro voce lirica, hanno dato vita a una versione inedita di canti tradizionali come Amazing Grace, Scarborough Fair, Greensleeves, I Am the Voice e You Raise Me Up.
Inedita anche perché questa é la prima volta che Adriano Sangineto e i Sala si esibiscono insieme, ma spero non l'ultima.
Continuate a leggere.
lunedì 12 ottobre 2015
Fiera del Fumetto di Lugano - Introduzione
La forza del Fumetto é la sua versatilità: pur parlando un linguaggio universale, riesce a radicarsi nel territorio come nessun'altra cosa, rispecchiandone la forma e lo spirito, e mettendone in evidenza le peculiarità.
Per questo motivo, ogni fiera del fumetto é diversa dall'altra e unica a modo suo.
Ciò che é unico della Fiera di Lugano é che mi permette di osservare il mondo del fumetto italiano da fuori, e allo stesso tempo di fare un paragone con il nascente mercato svizzero.
Dal momento che nell'Insubria Elvetica[1] l'arte del fumetto si trova ancora in uno stadio embrionale, gli autori si appoggiano a quello che hanno, cioé alla produzione italiana.
Se si escludono gli influssi dal Giappone, dagli Stati Uniti e persino dalla Francia però, il fumetto italiano é rimasto fermo agli anni '60, e si rivolge ora quasi esclusivamente a un pubblico di nostalgici[2].
Visitando la Fiera di Lugano quindi, ho la distinta impressione di essere tornato indietro nel tempo di almeno cinquant'anni[3].
Rispetto all'Italia però, si nota subito un interesse molto maggiore e un'immediata risposta del sistema istituzionale, scolastico e amministrativo.
In generale, le mie conclusioni ricalcano quelle di Arona, ma vista da questa parte del Confine, ogni cosa sembra acquisire una profondità diversa, che non sarebbe possibile cogliere altrimenti.
Continuate a leggere.
[1] Preferisco chiamarla così piuttosto che "Svizzera Italiana". Dopotutto l'Italia é un'espressione geografica, é la Svizzera il vero stato. Quanto alla lingua italiana, sarà presto morta come il Latino, considerando com'é insegnanata a scuola.
[2] Questo non vale solo per il fumetto, ma permea ogni aspetto della cultura in Italia.
[3] e non sono il solo: durante una conferenza, uno sceneggiatore italiano racconta di come sua moglie (giapponese) al suo arrivo in Italia abbia commentato "Mi sembra di essere tornata indietro di tre secoli".
Per questo motivo, ogni fiera del fumetto é diversa dall'altra e unica a modo suo.
Ciò che é unico della Fiera di Lugano é che mi permette di osservare il mondo del fumetto italiano da fuori, e allo stesso tempo di fare un paragone con il nascente mercato svizzero.
Dal momento che nell'Insubria Elvetica[1] l'arte del fumetto si trova ancora in uno stadio embrionale, gli autori si appoggiano a quello che hanno, cioé alla produzione italiana.
Se si escludono gli influssi dal Giappone, dagli Stati Uniti e persino dalla Francia però, il fumetto italiano é rimasto fermo agli anni '60, e si rivolge ora quasi esclusivamente a un pubblico di nostalgici[2].
Visitando la Fiera di Lugano quindi, ho la distinta impressione di essere tornato indietro nel tempo di almeno cinquant'anni[3].
Rispetto all'Italia però, si nota subito un interesse molto maggiore e un'immediata risposta del sistema istituzionale, scolastico e amministrativo.
In generale, le mie conclusioni ricalcano quelle di Arona, ma vista da questa parte del Confine, ogni cosa sembra acquisire una profondità diversa, che non sarebbe possibile cogliere altrimenti.
Continuate a leggere.
[1] Preferisco chiamarla così piuttosto che "Svizzera Italiana". Dopotutto l'Italia é un'espressione geografica, é la Svizzera il vero stato. Quanto alla lingua italiana, sarà presto morta come il Latino, considerando com'é insegnanata a scuola.
[2] Questo non vale solo per il fumetto, ma permea ogni aspetto della cultura in Italia.
[3] e non sono il solo: durante una conferenza, uno sceneggiatore italiano racconta di come sua moglie (giapponese) al suo arrivo in Italia abbia commentato "Mi sembra di essere tornata indietro di tre secoli".
giovedì 8 ottobre 2015
Fantarona Blues
Il primo giorno del Fantarona é stato un'occasione per fare il punto non solo sul mio lavoro, ma anche sull'intero settore. Sono giunto ad alcune conclusioni, a tratti sconfortanti e a tratti incoraggianti.
Per quanto riguarda i fumetti, la Bonelli non ha bisogno di essere presentata, perché ci riesce benissimo da sola, e lo sanno fin troppo bene gli esordienti, come i creatori di No Lands che, per riuscire a trovare uno spazio lontano dal monolito bonelliano sono stati costretti a trasferirsi in Spagna.
Questa infatti é la grande maledizione del mercato del fumetto in Italia: perennemente intasato dagli elefanti bianchi come la Bonelli e la Mondadori, che si rivolgono soprattutto ad un pubblico di nostalgici, non lascia sufficiente spazio agli emergenti, nonostante le nuove proposte esistano, come il fumetto neo-pulp autoprodotto da un gruppo di giocatori di ruolo locali.
Del tutto inaspettato invece il successo di Emme3 Edizioni e del suo supereroe di punta, Capitan Nova (in precedenza noto con l'imbarazzante nome di Capitan Novara) che non mi ha mai convinto, e continua a non convincermi, ma con cui il panorama del fumetto italiano si trova suo malgrado a dover fare i conti; sul loro ultimo prodotto, Massimo Capone: una storia di Fantascienza, realizzato in collaborazione con la Balluff (più uno sponsor che un collaboratore vero e proprio) preferisco sospendere il giudizio, finché non mi sarò fatto un'idea più precisa.
Per la letteratura di genere invece, segnalo il Dark Fantasy Angelize, dell'autrice Aislinn, mentre gli appassionati di fantascienza vecchio stile apprezzeranno Cronache di Mondo9, una raccolta di nove storie brevi che riprendono i temi della space opera classica, trasposti però in una tetra e insolita ambientazione steampunk. Il libro é accompagnato addirittura da una colonna sonora (da acquistare a parte) eseguita dal gruppo The Wimshurst's Machine (vi ricordate di Augusto Chiarle?)
Un articolo a parte meritano invece Livio Gambarini e Francesca Romana d'Amato, con le loro epiche saghe ambientate nella Milano Viscontea.
Continuate a leggere.
Gli autori |
Questa infatti é la grande maledizione del mercato del fumetto in Italia: perennemente intasato dagli elefanti bianchi come la Bonelli e la Mondadori, che si rivolgono soprattutto ad un pubblico di nostalgici, non lascia sufficiente spazio agli emergenti, nonostante le nuove proposte esistano, come il fumetto neo-pulp autoprodotto da un gruppo di giocatori di ruolo locali.
Scrivere fumetti e fantasy é così stressante che non solo
gli autori, ma anche i loro personaggi hanno bisogno di
una seduta dall'analista.
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Per la letteratura di genere invece, segnalo il Dark Fantasy Angelize, dell'autrice Aislinn, mentre gli appassionati di fantascienza vecchio stile apprezzeranno Cronache di Mondo9, una raccolta di nove storie brevi che riprendono i temi della space opera classica, trasposti però in una tetra e insolita ambientazione steampunk. Il libro é accompagnato addirittura da una colonna sonora (da acquistare a parte) eseguita dal gruppo The Wimshurst's Machine (vi ricordate di Augusto Chiarle?)
Un articolo a parte meritano invece Livio Gambarini e Francesca Romana d'Amato, con le loro epiche saghe ambientate nella Milano Viscontea.
Continuate a leggere.
martedì 6 ottobre 2015
Pavia Fumetto - Seconda Edizione
Gli eventi si susseguono così in fretta che non ho neppure il tempo di stendere una relazione per ognuno di essi: prima di aver scritto l'ultimo articolo sul Bustofolk, sono già in ritardo su quello di Arona, non ho neppure il tempo di tornare da Pavia che Lugano già incombe.
L'anno scorso avevo lanciato una provocazione: la vecchia capitale Longobarda, deve diventare la nuova capitale del Cosplay. Alla seconda edizione siamo ancora lontani da questo obiettivo, ma David Leod, che si trovava sul posto assieme all'Associazione Aerel per presentare 48Storm, un gioco di miniature basato sulla Seconda Guerra Mondiale, realizzato da un altro creativo indipendente di Meda (che diventerà probabilmente il gioco ufficiale di Miss Italia) mi ha confermato che la stessa Lucca Comics é incominciata così. Ci troviamo perciò di fronte a un cammino lungo e difficile, ma non ad un obiettivo irrealizzabile: dobbiamo solo ricordare, come un saggio aveva già affermato ad Arona, di fare un passo alla volta ed evitare le "fughe in avanti".
Di passi in realtà, la nostra gente ne sta già facendo, e lunghi: chiedetelo alla giovanissima cosplayer Antea (vero nome non pubblicato per rispetto della Privacy) già al suo terzo personaggio: la Figlia di Frankenstein (nella foto accanto).
Eventi minori come questo possono sembrare insignificanti, ma sono in realtà fondamentali nel tessuto della comunità degli appassionati, e anche per il mio stesso lavoro: non solo infatti, mi permettono di incontrare amici che vedo solamente alle fiere, e che altrimenti non avrei occasione di frequentare (Ciao Mara, Ciao Jessica) ma mi danno anche la possibilità di assistere più da vicino ai retroscena di una gara cosplay, come il gruppo di "The Last of Us" che prova la propria scena, o il dialogo con il Cosmaker A.F., dal quale ho appreso che, per realizzare un costume da Capitan America occorrono almeno sei mesi, e una spesa che si aggira attorno ai 250€.
Pensateci bene, la prossima volta che chiederete a qualcuno di prepararvi un costume in una settimana e vorrete pagarlo 60€, perché succede più spesso di quanto dovrebbe.
Tra il palco e le bancarelle non manca neppure l'occasione di discutere di Etica e Filosofia con un pirata, o di farsi scattare una foto con la versione steampunk di Sailor Moon, vincitrice tra l'altro, del premio per il miglior costume femminile.
Complimenti Bex, continua così, e voi continuate a leggere.
Stiamo iniziando a radunare un esercito per la Marcia su Lucca... |
...ma siccome non abbiamo abbastanza
soldati, abbiamo deciso di costruirli.
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Eventi minori come questo possono sembrare insignificanti, ma sono in realtà fondamentali nel tessuto della comunità degli appassionati, e anche per il mio stesso lavoro: non solo infatti, mi permettono di incontrare amici che vedo solamente alle fiere, e che altrimenti non avrei occasione di frequentare (Ciao Mara, Ciao Jessica) ma mi danno anche la possibilità di assistere più da vicino ai retroscena di una gara cosplay, come il gruppo di "The Last of Us" che prova la propria scena, o il dialogo con il Cosmaker A.F., dal quale ho appreso che, per realizzare un costume da Capitan America occorrono almeno sei mesi, e una spesa che si aggira attorno ai 250€.
Accanto a me Bex Valentine (vero nome non pubblicato per rispetto della privacy) vincitrice della Gara Cosplay. |
Tra il palco e le bancarelle non manca neppure l'occasione di discutere di Etica e Filosofia con un pirata, o di farsi scattare una foto con la versione steampunk di Sailor Moon, vincitrice tra l'altro, del premio per il miglior costume femminile.
Complimenti Bex, continua così, e voi continuate a leggere.
giovedì 1 ottobre 2015
Teatro nel Parco
Torniamo per il momento da Arona a Busto Arsizio, dove il parco del Museo del Tessile si é trasformato per alcuni giorni in un palcoscenico.
Durante i due week-end del Bustofolk infatti, la compagnia teatrale Dramatrà* ha allestito, come l'anno scorso, la sua particolarissima forma di teatro itinerante, che la prima volta ha fatto rivivere la storia dell'Irlanda Medievale e della stessa Busto Arsizio, con la rappresentazione di due battaglie, mentre quest'anno ha messo in scena le storie che hanno ispirato le ballate irlandesi.
La grande novità di questa edizione però, (la terza dopo il concorso letterario e la sfilata di body painting) é stata il teatro notturno all'aperto.
L'inizio della rappresentazione era previsto per mezz'ora dopo mezzanotte di sabato, ma é slittata in avanti di un quarto d'ora, costringendo gli spettatori a trattenersi ben oltre l'una, tuttavia é riuscita a tenerci svegli e attenti fino alla fine, con un repertorio liberamente ispirato ai grandi drammaturghi irlandesi come William Butler Yeats, apertamente citato accanto a un altro William.
Il Teatro all'Aperto é stato il primo rodaggio del nuovo progetto dell'Accademia Gens d'Ys, il corso di teatro "Irlanda in Scena", iniziato in via sperimentale lo scorso febbraio.
Durante i due week-end del Bustofolk infatti, la compagnia teatrale Dramatrà* ha allestito, come l'anno scorso, la sua particolarissima forma di teatro itinerante, che la prima volta ha fatto rivivere la storia dell'Irlanda Medievale e della stessa Busto Arsizio, con la rappresentazione di due battaglie, mentre quest'anno ha messo in scena le storie che hanno ispirato le ballate irlandesi.
La grande novità di questa edizione però, (la terza dopo il concorso letterario e la sfilata di body painting) é stata il teatro notturno all'aperto.
L'inizio della rappresentazione era previsto per mezz'ora dopo mezzanotte di sabato, ma é slittata in avanti di un quarto d'ora, costringendo gli spettatori a trattenersi ben oltre l'una, tuttavia é riuscita a tenerci svegli e attenti fino alla fine, con un repertorio liberamente ispirato ai grandi drammaturghi irlandesi come William Butler Yeats, apertamente citato accanto a un altro William.
Il Teatro all'Aperto é stato il primo rodaggio del nuovo progetto dell'Accademia Gens d'Ys, il corso di teatro "Irlanda in Scena", iniziato in via sperimentale lo scorso febbraio.
Nel nuovo anno accademico il progetto andrà a pieno regime, con l'apertura, nel mese di ottobre, di un primo corso, che si terrà nella stessa sede dei corsi di ballo, in Via Schiaffino 3 a Milano, mentre é in progetto un secondo corso che dovrebbe tenersi nella storica Villa Ottolini-Tovaglieri di Busto Arsizio, di fronte al Museo del Tessile.
Insegnante di entrambi i corsi sarà Daniela Lotti, già regista dello spettacolo notturno e parte della Compagnia Dramatrà.
Continuate a leggere in attesa dei prossimi spettacoli.
* Nel mio precedente articolo, avevo sbagliato a scrivere il nome della compagnia: avevo scritto Damatrà. Per chi vive a Milano questo sarebbe un errore più che comprensibile, ma i miei lettori che seguono dall'estero, forse non sapranno che Damatrà nella Lingua Insubre significa "Ascoltami" (in Italiano sarebbe DA'mmi_re'TTA/). Il nome della compagnia nasce quindi dalla fusione del termine della lingua locale con l'Inglese "Drama", che rimanda al teatro.
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