A uno dei primissimi raduni Steampunk a cui ho partecipato, nel programma c'era una conferenza intitolata "Riciclare l'Irriciclabile: come creare i vostri accessori Steampunk partendo da materiali di scarto."
Aurelia Gottifredi, madrina dell'evento |
–L'essenza dello Steampunk è far rivivere il passato in modo nuovo. Quale modo migliore che trovare un nuovo uso per vecchi oggetti, dando loro una "seconda vita"?
Così apre la giornata il direttore del Mercatino dell'Usato di Gallarate, che si trova all'interno del Complesso Leonardo da Vinci, in via Pietro da Gallarate.
L'intero edificio è un vasto complesso industriale d'epoca.
Ora ospita negozi e ristoranti: il Ristorante Degustibus (A Tutto Malto), poco lontano, è un altro degli sponsor della giornata. Il retro del locale ospita il Birrificio Artigianale di Gallarate. Il programma della giornata prevedeva una visita guidata dal proprietario, conclusa con un assaggio dalla sua selezione (io naturalmente ho scelto una Irish Dark Stout) e la cena per chi desiderava fermarsi.
Gli organizzatori sperano di poter usufruire in futuro di una porzione più ampia degli spazi interni del Complesso, ancora in larga parte dismessi, come setting per eventi di più vasta portata, come set fotografici in costume o un grande raduno Neo-Vittoriano.
Personalmente mi auguro che il Complesso Leonardo da Vinci di Gallarate segua le orme del Museo del Tessile di Busto Arsizio, e diventi parte di una rete logistica che sarebbe la sede naturale per manifestazioni di questo tipo.
Questo blog continua a impegnarsi in tal senso.
Chi non ha partecipato alla visita guidata è rimasto invece a prendere il tè in uno spazio appositamente predisposto del Mercatino dell'Usato. Il Mercatino infatti, ha fornito parte degli arredi scenici del Salotto Steampunk all'ultima edizione del Gallarate Comics & Games.
All'interno di questo salotto improvvisato si è tenuta anche una piccola sessione fotografica, e la presentazione del libro Strider di Luca Grassi, un curioso steam-fantasy in cui la "Lingua antica" é una rivisitazione del dialetto di Busto Arsizio. "Non sono un linguista come Tolkien" commenta l'autore sul suo libro "se avessi provato a inventare un linguaggio, avrei fatto solo pasticci. Perciò ho usato quello che avevo".
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