giovedì 9 ottobre 2025

La Cerimonia del Fuoco

La seconda giornata del Claddagh Fest (Sabato 27 Settembre) si è conclusa in modo maestoso e solenne: con l'accensione del Fuöch de Amén da parte del Cerchio Druidico locale.
La processione è partita dall'Area Palco, il cuore della Festa, per poi proseguire verso l'Area Decio, l'arena dei campi storici.
Qui, prima di accendere il fuoco, il capo-druido ha voluto ricordare che, anche se in quella notte noi stavamo festeggiando, non potevano essere dimenticati gli eventi terribili che proprio allora (e ancora adesso) stavano succedendo in Ukraina e, soprattutto, in Medio Oriente, e ha perciò chiesto un attimo di silenzio e riflessione, richiesta a cui anche il Fragoroso pubblico del Claddagh Fest ha giustamente dato seguito. Siamo pur sempre umani.
Solo alla fine di questa breve pausa la pira è stata finalmente accesa, ma anche a quel punto il pubblico ha mantenuto un rispettoso silenzio, rotto solamente dalle sommesse invocazioni dei druidi.
Tuttavia, mentre il fuoco ancora bruciava, la festa riprendeva con quella che è la vera ragione della sua esistenza: la musica.
Ma soprattutto la danza. Non troppo lontano dalla pira infatti, non più di una decina di minuti dopo la sua accensione, è iniziata la prima esibizione in programma delle Celtic Roses, la compagnia di Ballo Irlandese che ha rivoluzionato il panorama Irish-Folk da questo lato del Mare Celtico.
Le Celtic Roses hanno iniziato la loro impresa proprio ad Ameno, nell'edizione di due anni fa. Allora erano soltanto in due (ora sono sei) e la loro primissima esibizione come Celtic Roses è stata proprio la Danza del Fuoco... una nuova tradizione che ha rapidamente messo radici.
L'anno scorso hanno portato sul palco, sempre ad Ameno, la loro prima vera coreografia, Celtic Tales by the Fire, di ritorno da un tour negli Stati Uniti, per poi fare una breve apparizione a Bereguardo.
Infine quest'anno hanno chiuso il Claddagh Fest con un nuovo spettacolo, intitolato Vilia.
A Vilia però voglio dedicare un articolo a parte.
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domenica 5 ottobre 2025

La Tomba del Tripode

Cantos Alisianon (letteralmente: il Cerchio del Sorbo) è un'associazione culturale di ricostruzione storica di matrice Celtica, che si concentra in particolare sul Periodo Hallstattiano, con occasionali sconfinamenti nel periodo precedente, legato alla Cultura di Golasecca.
Le relatrici
In questo ambito si concentra soprattutto sul sacerdozio femminile (anche perché quasi tutti i membri dell'Associazione sono donne) che secondo la loro audace ma ben ricercata teoria, doveva essere prevalente nel contesto Golasecchiano durante la tarda Età del Bronzo (e forse anche prima, ma non ci sono documenti).
Il "Tripode" (riproduzione)
Questa teoria è stata esposta da due rappresentanti dell'Associazione nella giornata di Domenica del Claddagh Fest. Nello specifico, la relazione si è concentrata sulla "Tomba del Tripode" una delle quattro maggiori sepolture ritrovate nella Necropoli di Sesto Calende, uno dei maggiori siti fonte di reperti Golasecchiani.
Le quattro tombe sono la "Tomba del Guerriero I", la "Tomba del Guerriero II", la "Tomba della Principessa" e ovviamente, la "Tomba del Tripode".
Quest'ultima è la più enigmatica, perché il corpo al suo interno non si è conservato, ma gli oggetti, un corredo funebre composto da gioielli in ambra e utensili di metallo, invece sì, fatto che toglie forza all'ipotesi che la tomba sia stata saccheggiata perché quale ladro ruberebbe il cadavere e lascerebbe lì gli oggetti preziosi?
Questo rende anche più difficile identificare la persona per cui la tomba è stata costruita, non solo per l'assenza del corpo, ma anche per la dubbia interpretazione degli oggetti, che non sembrano avere una funzione ben chiara (come potrebbe avere, per esempio, una spada). Le Cantos Alisianos ritengono possa trattarsi di oggetti rituali, simili a quelli in uso presso le sacerdotesse in altre culture e connessi ad attività mistico/oracolari tipicamente femminili (la tessitura, la "visione" del futuro).
Quindi abbiamo a che fare con una possibile "Tomba della Sacerdotessa"? Al momento non possiamo esserne certi, ma un giorno chissà.
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giovedì 2 ottobre 2025

Tamworth

La "capitale" del vecchio Regno di Mercia, Tamwort, durante il Periodo Anglosassone era più importante di Londra, che ai tempi faceva parte del ben più modesto Regno dell'Essex, il quale è stato diverse volte asservito ai regni vicini, tra cui la stessa Mercia.
Oggi è una cittadina che va a costituire un distretto non metropolitano dello Staffordshire, il cui punto di riferimento principale è il castello.
Come nel caso di Stafford tuttavia, esso risale non al Periodo Anglosassone che ha visto il massimo splendore della città, ma al successivo Periodo Normanno, e sorge al di fuori di quelle che erano le mura originali.
Il nome, in Inglese Antico, significa "Sede Reale sul fiume Tame", e in questo ruolo si contrappone alla vicina Lichfield, che è stata invece sede vescovile fin dai tempi di Re Offa, sebbene con alterne vicende. 
Il vecchio ingresso al vecchio burh anglosassone si trova dove oggi sorge il Centro Commerciale, al di sopra del parco cittadino. 
Statua di Aethelflaed
Sotto Re Offa il Grande Tamworth ha visto il culmine della sua potenza, arrivando a trattare alla pari con lo stesso Carlomagno, ma anche il suo periodo più travagliato, a causa del conflitto tra due dinastie reali (o due rami della stessa dinastia, la Storia non è molto chiara su questo particolare). il momento del suo maggior splendore tuttavia, è stato sotto il dominio di Aethelflaed Signora di Mercia, che l'ha resa parte del suo vasto sistema difensivo contro i Vichinghi.
La presenza del castello e la sua posizione strategica tuttavia, hanno permesso a Tamworth di mantenere il suo status di sede reale, seppure secondaria, anche durante il Periodo Normanno: Re Giovanni,  in una lettera, ordina al castellano di radunare le sue truppe "nel castello di Tamworth" in risposta a una delle ai tempi frequenti rivolte baronali.
La storia del castello continua con alterne vicende fino al 1800.
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mercoledì 1 ottobre 2025

Claddagh Fest 2025 - Introduzione

Giunto ormai alla sua sesta edizione, il Claddagh Fest di Ameno è diventato non solo una tappa fissa per me, ma quasi una tradizione a sua volta.
Con il tempo anzi, ha assunto un vero e proprio peso istituzionale per il piccolo comune tra le montagne del Cusio, come sembra voler attestare, quest'anno, la presenza della Console della Repubblica d'Irlanda sul palco.
Ancora una volta, per tre giorni, la comunità montana è diventata un pezzo d'Irlanda e, come ha fatto notare la stessa console, il meteo ha voluto dare il suo contributo, con una fitta pioggia che ha angustiato la serata di venerdì e la mattinata di sabato, per poi dare, per fortuna, una tregua verso la tarda mattinata.
Questo ha ritardato l'apertura dei Campi Storici, ma ha permesso alla Cerimonia del Fuoco, qui designata El Fuöch de Amén, e al seguente spettacolo La Danza del Fuoco, di svolgersi regolarmente.
Il sole ha poi continuato a splendere per l'intera giornata di domenica, con qualche disagio dovuto allo sbalzo di temperatura per cui è stato necessario l'intervento dei medici, che è risultato in un temporaneo rallentamento nell'area di parcheggio.
Sia il personale medico che lo staff del Festival (che quest'anno ha deciso di nominarsi scherzosamente i Befolki) hanno risolto la situazione senza grossi problemi.
I Befolki hanno anche coordinato lo sforzo non da poco di nutrire la considerevole mole di visitatori, per cui quest'anno tutti gli alberghi e i ristoranti coinvolti con il Festival hanno proposto uno speciale menù "Claddagh", che offriva, per un prezzo contenuto, una fusion molto particolare tra la cucina irlandese e quella piemontese.
Chissà che l'idea non prenda piede, l'onda celtica potrebbe riscrivere non soltanto la storia dei popoli dell'Età del Ferro, ma anche dare il suo contributo alla storia della haute cuisine (o dovrei dire befolk cuisine?).
La forte pioggia, come ho accennato, mi ha costretto al chiuso per quasi tutta la mattinata di sabato, ma mi ha permesso di fare la conoscenza degli Orsi di Taverna, un gruppo di Varallo e dintorni che quest'anno ha gestito la sezione dedicata ai Giochi di Ruolo al posto dei Genitori di Ruolo di Omegna.
Mi sono quindi lasciato alle spalle, con una lacrima, l'ambientazione di Dragondale, ma ho provato per la prima volta la Quinta Edizione di D&D. Ne riparlerò in un articolo a parte.
Infine, la chiusura dello spettacolo è stata affidata ancora una volta alle bravissime Celtic Roses, già protagoniste della Danza del Fuoco a cui facevo cenno sopra, oltre ad aver accompagnato i gruppi che hanno suonato sul palco nella giornata di domenica.
La loro ultima coreografia, intitolata "Vilia" alza di nuovo il già notevole livello di queste artiste, ma proprio per questo ritengo sia più appropriato dedicare anche a loro un articolo a parte.
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martedì 23 settembre 2025

Stafford

Aethelflaed, per difendere la Mercia dalle incursioni dei Vichinghi (alleati dei Gallesi, che la Mercia e il Wessex stavano cercando di invadere) ha fatto costruire una serie di burh (fortificazioni) lungo il confine, a Wednesbury, Bridgnorth, Warwick, Chirbury, Runcorn e Stafford.
L'attuale castello di Stafford tuttavia, è più tardo: l'inizio della sua costruzione risale al Periodo Normanno, ed è stato poi ricostruito più volte e abitato fino alla metà del 1800.
Oggi è un rudere, ma continua ad attirare visitatori e ad essere usato come palcoscenico dalla Società shakespeariana locale, oltre che ad ospitare varie rievocazioni storiche, tra cui la Festa Vichinga in cui sono incappato senza averne alcuna conoscenza o intenzione.
La Città invece, è il capoluogo della Contea dello Staffordshire. Sebbene il suo retaggio medievale sia evidente, conserva poche tracce del suo passato Anglo-sassone, mostrando invece una forte impronta Tudor e Vittoriana, tra cui un giardino botanico e l'hotel in cui ho alloggiato, il Swan Hotel, Brasserie and Coffee shop di Stafford, un edificio storico proprio sulla via principale.
Il Swan Hotel fa parte di una catena chiamata il Coaching Inn Group, che ha sedi in diverse città storiche dell'Inghilterra e del Galles.
Mi sono trovato molto bene presso di loro, e non escludo di programmare un prossimo viaggio appoggiandomi a loro per il supporto logistico. 
Ma torniamo a parlare della città.
Per essere il centro della Contea, Stafford non è molto grande, e gli edifici amministrativi sono tutti più o meno concentrati in due o tre punti specifici.
La città stessa appare accogliente e piacevole, ma per stessa ammissione dei suoi abitanti, ha visto giorni migliori, la maggior parte dei quali prima della Brexit.
Il Centro Commerciale, che si trovava sulla strada principale, è stato parzialmente demolito, e ciò che resta della struttura non è ancora stato del tutto rimosso.
I cittadini di Stafford però non si sono arresi, e la città si trova nel mezzo di un progetto di rinnovamento che gira attorno a un salone degli eventi, anch'esso sulla stessa strada: mentre mi trovavo lì, vi si svolgeva un modesto ma partecipato festival gotico, oltre alla Fiera Vichinga al Castello. Il futuro di Stafford e dello Staffordshire appare dunque incerto, ma ci sono segnali di ripresa.
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venerdì 12 settembre 2025

Il Regno di Mercia: contesto storico

Voltaire si prendeva gioco del Sacro Romano Impero affermando che non era né sacro, né romano e neppure un Impero.
Allo stesso modo, i Sette Regni Anglosassoni non solo non erano "Anglosassoni", ma non erano neppure sette, nonostante lo storico del Dodicesimo Secolo Henry di Huntingdon abbia coniato il termine "Eptarchia" per descriverli. 
Questo termine, sebbene sopravvissuto fino ai nostri giorni, è per lo meno improprio, per stessa ammissione degli storici. Angli e Sassoni infatti, sono sempre stati due popoli distinti prima di Alfredo il Grande, che li ha uniti politicamente ma non è mai riuscito a spegnere le tensioni interne tra i suoi sudditi.
Anche il loro numero si può definire una grossolana semplificazione, poiché i diversi regni si sono riuniti e divisi varie volte. una battaglia o un matrimonio potevano alterare non solo la storia, ma anche la geografia di quella che oggi chiamiamo Inghilterra.
Mappe da Wikipedia
 Di fatto, i Regni Sassoni erano quattro: il Wessex (il più potente ed esteso) l'Essex, il Sussex e il Kent (che subiva una forte influenza dei Franchi). Gli Angli dominavano la Northumbria (dove persisteva una forte componente locale) e l'Anglia Orientale, forse l'unico veramente "Anglo".
Poi c'era la Mercia, sulla carta il più potente ed esteso di tutti, che per molto tempo è riuscito a tenere testa al Wessex e a mantenere il controllo persino su Londra (Essex o Middlessex a seconda del periodo).
Il fiume Tame, che attraversa Tamworth, ex capitale
del Regno di Mercia
Mercia è la forma latinizzata dell'Antico Inglese Myrcna, che significa "Terra di Confine".
Essa era circondata dai Sassoni a sud, dagli Angli (poi dai Dani) a Est, dalla Northumbria a Nord e dai Britanni (Gallesi) a ovest, inoltre parte del suo territorio era sotto l'autorità dei sotto-regni di Lindsey e di Hwicce, che hanno sempre mantenuto un certo grado di autonomia.  
La storia della Mercia è sempre stata turbolenta e instabile, caratterizzata da continui scontri con i vicini, alleanze fluide e, forse, una lotta interna per il trono, di cui mancano testimonianze certe.
Statua di Æthelflæd vicino alla stazione di Tamworth
Il primo Re di Mercia storicamente documentato è Penda (606[?]-r.626-655) mentre il più famoso è Offa (???-r.757-796). Tra le regine ricordiamo 
Cynethryth, moglie di Offa, unica regina Anglosassone a coniare monete a suo nome, e sua figlia Eadburh, morta in esilio a Pavia. A segnare più di chiunque altro le sorti della Mercia tuttavia, è stata Æthelflæd, figlia di Alfredo il Grande e sorella di Edoardo il Vecchio del Wessex, la quale, sebbene formalmente soggetta al fratello, ha difeso la Mercia dalle incursioni vichinghe facendo costruire una serie di fortificazioni, per poi passare il trono alla figlia Ælfwynn.
Ælfwynn tuttavia, è stata deposta da Edoardo il Vecchio, che ha assunto il titolo di Re d'Inghilterra ponendo definitivamente fine al Regno di Mercia.
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lunedì 8 settembre 2025

Warhammer World - Introduzione

La città di Nottingham, nell'immaginario collettivo, di solito è associata a Robin Hood, o meglio al suo nemico di sempre, lo Sceriffo di Nottingham.
Tuttavia, essa è anche un importante snodo commerciale e porto fluviale alla convergenza dei fiumi Leen e Trent, e ai tempi di Robin Hood era anche una sede reale (non è un caso che fosse la residenza di uno sceriffo). Per questo motivo, ancora oggi, Nottingham è la sede di alcune tra le più importanti industrie del Regno Unito.
Una di queste è la Games Workshop: nata come produttrice di carte da gioco e scacchiere tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, è stata la prima ad importare il nascente fenomeno dei giochi di ruolo in Europa, ripubblicando regole e avventure scritte in origine da Gary Gygax e Dave Arneson sulla sua rivista White Dwarf.
Tra il 1976 e il 1978 l'azienda iniziò a produrre le sue famose miniature, dapprima semplici supporti di gioco, in seguito divenute un hobby distinto e peculiare, di cui ho già avuto modo di parlare, sotto l'etichetta Citadel Miniatures (poi riassorbita dalla stessa Games Workshop).
Se qualcuno ancora ricorda la ormai leggendaria prima edizione del famoso gioco da tavolo HeroQuest, è stato uno dei primi prodotti della Citadel Miniatures importati in italia, assieme al suo equivalente fantascientifico StarQuest, noto anche come Star Crusade.
Nonostante le sue strategie di marketing spesso a dir poco discutibili, che non di rado hanno alienato una parte non trascurabile di appassionati, la Games Workshop è riuscita a creare nel corso degli anni una vera e propria mitologia, che si riflette in tutte le sue ambientazioni: il già citato HeroQuest faceva parte di un progetto più vasto noto come Warhammer Fantasy, poi evolutosi in due ambientazioni collegate tra loro: The Old World e The Age of Sigmar.
Esiste poi l'ambientazione space-fantasy The Horus Heresy, che è anche una serie di romanzi pubblicati sotto l'etichetta Black Library, in parte tradotti in italiano dall'Editrice Panini.
GW produce inoltre le miniature per il gioco del Signore degli Anelli, sotto l'etichetta Middle-Earth Strategy Battle Game. Tutto questo, senza aver neanche menzionato la sua ambientazione più famosa.
Tutto ciò che ho descritto, lo potete vedere con i vostri occhi al Warhammer World, in parte museo, in parte parco a tema, in parte terreno di gioco, con ben 27 diorami che riproducono momenti chiave delle grandi saghe che ho citato.
Della mia visita al Warhammer World tuttavia, parlerò per esteso in un prossimo articolo.
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